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III. Vieni Via Con Me
Veronica: Nonna, domani pomeriggio mi accompagneresti in un negozio al centro? Me l’avevi promesso, ricordi?
Serena: Oh, ma sì, certo. Passo a prenderti io con la macchina.. Per che ora?
Veronica: Beh, considera che torno da scuola all’una.. Poi mangio.. Direi che per le tre potrebbe andar bene!
Serena: Perfetto, a domani tesoro!
Veronica: A domani nonna!
(Il giorno seguente)
Serena: Che bella che sei oggi!
Veronica: Oh, beh, grazie! Non si sa mai chi si può incontrare..
Serena: Ecco, è qui vero?
Veronica: Sì, proprio questo. Ehi ehi, guarda quel ragazzo.. Ora capisci perché mi sono data una sistemata prima di venire qui?
Serena: Vero, ma avrà minimo 10 anni più di te.. e poi è…
Veronica: Vabbè, ma mica ho detto che voglio sposarmelo!
Serena: (alzata di sopracciglio) Vorrei vedere..
(dentro)
Serena: Beh, Vero, inizia a provarti qualcosa…!
Veronica: Sì… Quella maglietta mi sembra carina..
Ragazzo: Ehi, ciao.. Volevo dirti che se ti interessa domani a casa mia do una festa e…
Veronica: Oh, ehm.. Vedrò di venire ok?
Serena: Vero, non volevi provarti quella roba? E poi devo continuare a dirti di quella storia di “Martina”, hai presente?
Veronica: Oh, sì nonna, ok..
Ragazzo: Ci si vede.. Com’è che ti chiami? Vabbè ne riparliamo domani sera! Buona giornata signora!
Serena: Buona giornata a te (con aria diffidente)
Veronica: Allora nonna, dopo il fatidico raffreddore che successe?
Serena: Dunque…
Mia madre lo trascurò, del resto non poteva smettere di lavorare solo per uno stupido raffreddore. Ma ben presto iniziò ad avere sempre freddo e a impallidire.
La sua salute peggiorava visibilmente..
Così un giorno andò da Esteban per farsi visitare.
Purtroppo la diagnosi fu immediata e sicura:
Polmonite.
Veronica: Polmonite? Addirittura? Solo per un raffreddore non curato?
Serena: Eh sì. Fra l’altro questa è una malattia molto contagiosa. Esteban le consigliò da subito di allontanarmi per un po’ di tempo. Si sa che i bambini si ammalano facilmente e visto che si trattava di polmonite non era il caso di scherzare. Lei gridò un secco “no” e tornò a casa.
Veronica: (uscendo dal camerino) Scusa, nonna.. Ma come mi sta la maglietta?
Serena: Oh, benissimo tesoro!
Veronica: Non è che mi fa grassa?
Serena: Ma no, sei uno stecchino! Solo che..
Veronica: Solo che?
Serena: Non vorresti anche una gonna? Porti sempre i pantaloni.. Prova quella lì!
Veronica: Beh, sì è carina.. Ma..
Serena: Ma provala e basta! Non siamo venute qui solo per una magliettina no?
Veronica: Ok, grazie!
Veronica: Quindi dicevamo? Ah, sì.. Tu come reagisti la malattia di tua madre?
Serena: Ehi, hai imparato l’uso dei tempi verbali?
Veronica: No, solo che tu mi riprendi sempre e allora sto più attenta a parlare corretto.
Serena: Ah ecco. Comunque.. La situazione peggiorava. Ormai mamma vestiva sempre abiti pesantissimi, anche se era ancora autunno e ricordo che faceva un caldo da morire. Era sempre debole e non sorrideva più. Anche se con me voleva fingere che tutto andasse bene, io mi rendevo conto che non era così.
La situazione era pesante, ma lei aveva smesso momentaneamente di lavorare, cosicché avesse potuto guarire in fretta. Esteban tentava di starle vicino, ma lei lo allontanava sempre di più. Non ho mai saputo se si fossero lasciati o lei fosse solo nervosa, ma in quel periodo non sopportava nessuno all’infuori di me. Poi però un giorno io tornai da scuola con un bel voto, e ingenuamente, come tutti i bambini farebbero, gridai “Mamma, mamma, sai che ho preso 9 a scuola?”. Lei vedendomi così felice corse fuori di casa per farmi i complimenti, ma ad un tratto cadde semi-svenuta. Immediatamente chiamai aiuto, ma lei si rialzò da sola, tentando di farmi credere che non fosse nulla.
Veronica: O mio Dio! E poi cosa successe?
Serena: Lei prese la decisione più dolorosa, ma anche la più giusta. Un giorno la vidi piangere a fianco al telefono. Capii che qualcosa doveva essere successo, qualcosa di importante.
Mamma mi prese da parte e mi spiegò la situazione: era meglio che per un periodo non vivessi con lei. Aveva appena chiamato Miranda e Riccardo, che le avevano detto di essere felici di tenermi finché non fosse stata meglio.
Io, nonostante avessi le lacrime in gola, mi sforzai di sorriderle e le risposi che ero molto felice di trascorrere un po’ di tempo con loro. Non che mentissi, ma avrei preferito farlo in altre circostanze.
Quando il giorno del mio trasferimento arrivò erano tutti lì per cercare di addolcire l’atmosfera. La tensione e il dolore però erano i sentimenti più diffusi dietro quei sorrisi finti. Quando Miranda arrivò per portarmi via vidi mia madre andare nella nostra stanza.
Tutti la guardarono tristi. Credo si sentisse in colpa perché non poteva tenermi. Io corsi da lei e la abbracciai, tentando di far passare attraverso le mie braccia tutto il mio amore e la mia gratitudine alla donna che mi aveva dato tutto, anche ciò che non aveva.
Quando stavo per salire sul taxi con Miranda vidi mia madre correre fuori. Avevo una paura terribile che le mancassero le forze come pochi giorni prima era successo. Invece arrivò con in mano un pacchetto improvvisato. Mi chiese di tenerlo sempre con me.
Lo scartai. Conteneva la sua collana. Questa. Quella che porto ancora al collo. In verità nei primi tempi odiai quella collana come se fosse la causa che mi teneva lontana da mia madre. Il fatto che mi avesse dato qualcosa per ricordarmi di lei, da stringere se mi mancava, mi lasciava intendere che la mia permanenza a casa dei “nonni” non sarebbe stata poi tanto breve come voleva farmi credere. Ma… Tesoro? Te la sei messa quella gonna? E’ mezz’ora che sei lì dentro.
Veronica: (con voce rotta) Sì, scusa nonna. E’ che ti stavo ascoltando. (tirò su col naso)
Serena: (sorridendo dolcemente) Ehi, non puoi piangere per queste vecchie storie. Questo ruolo spetta alle nonne! Allora, vediamo un po’..
Veronica: Che ne dici? Sono ridicola vero?
Serena: Sei bellissima. E anche questa maglietta.. Ci sta bene! Mi piace! La prendiamo giusto?
Veronica: Nonna, non voglio farti spendere un patrimonio..
Serena: Ho la piscina in giardino e non posso comprare qualche vestito a mia nipote? Ma dai… Forza, cambiati, che io vado alla cassa intanto.
Serena: Ma.. Che bel vestito laggiù! (rivolgendosi alla cassiera) Scusa, questi li prendo, ma volevo far provare ancora qualcosa a mia nipote..
Cassiera: Stia tranquilla, questi li tengo io. Lei prenda tutto quello che vuole, ma si sbrighi a tornare al camerino prima che sua nipote lo ceda a qualcun altro.
Serena: Veramente sono tutti liberi.
Cassiera: Ah. Vabbè, potrebbe sempre arrivare qualcuno.
Serena: Sì, ok.. Grazie mille.
(dopo aver preso il vestito)
Serena: (facendo la voce nasale, imitando un clown) Signorina, torni dentro. (ridendo, e tornando alla sua voce normale) Prova anche questo. A me piace moltissimo.
Veronica: Oh, ehm.. Va bene. Tu continua a raccontare. Stavi bene da Miranda e Riccardo?
Serena: Sì, molto bene. Avevano una grossa villa, ma soprattutto due meravigliosi animali. Tia, la cagna, e Schizzo, il gattino.
Visto quanto avevo desiderato un animale, feci subito amicizia con entrambi, che divennero i miei compagni di gioco.
Riccardo e Miranda, che erano in pensione, dedicavano l’intera giornata a me, Tia e Schizzo, oltre che a loro due. Rimasi impressionata da quanto si amassero. Sembravano due sposi novelli, mentre contavano oltre 40 anni di matrimonio, e si avviavano alle Nozze d’Oro.
Avevo finalmente un letto comodissimo e una stanza tutta mia. Proprio mia no, perché la dividevo o con Tia o con Schizzo, che facevano sempre a gara per chi dovesse dormire nel letto per animali e per chi nella cuccia che stava fuori. Miranda e Riccardo mi avevano proposto di spostare anche il letto degli animali, ma io avevo rifiutato, dicendo che mi faceva piacere la compagnia notturna. Non avevo mai dormito sola e spesso di notte mi svegliavo.
In quei casi correvo fuori a giocare sulla casa sull’albero che si trovava nel giardino, sul retro della casa. Guardare tutto dall’alto mi dava la sensazione di essere importante e potente. Avrei voluto solo il potere di far guarire mia madre, ma quello non è che divino. E dei medici. Comunque, stare lì su mi tranquillizzava. Spesso Miranda giocava con me.
O mi leggeva dei libri.
Ogni giorno passavo almeno un’ora al telefono con mia madre. Spesso dopo piangevo, ma tentavo di nascondermi. Miranda e Riccardo stavano facendo per me molto più di quanto fosse richiesto anche a dei nonni reali, erano assolutamente perfetti, ma la mamma è una cosa diversa.
Riccardo era chi trovava sempre le parole giuste per darmi un pizzico di speranza in più. Nonostante non fosse colto come Miranda, lui riusciva sempre a trasmettere ogni singola emozione con i gesti, gli sguardi, l’affetto.
Veronica: Nonna, mi dispiace interromperti, ma…
Serena: Ti sta benissimo!
Veronica: Nonna, perché non ti provi qualcosa anche tu? Un vestito o..
Serena: Ma io.. Vedi.. Non ho più l’età per..
Veronica: Per che cosa? Per vestirti bene? (ironica)
Serena: Forse hai ragione tu. Se quello scemo di tuo zio si decide a sposarsi, avrò bisogno di un vestito.. Tanto vale avvantaggiarsi!
Veronica: Beh, avvantaggiarsi di parecchio. Penso che sia più probabile la fine del mondo che il matrimonio di zio Simone.
Serena: Anche su questo hai ragione (ridendo). Però quello mi piace..
Veronica: Dai, provalo!
Serena: Va bene..
Veronica: Forza, continua a raccontare!
Serena: Ah, sì.. Allora vediamo.. Dunque..
Veronica: Mi stavi dicendo che dai tuoi nonni acquisiti stavi bene, c’erano il cane e il gatto..
Serena: Giusto. Poi un giorno scendendo dallo scuolabus vidi Riccardo e Miranda attendermi sul vialetto davanti casa. Pioveva, era una giornata bruttissima. Avevo una strana sensazione, ma avevo cercato per tutta la mattinata di non darle peso. Non feci in tempo neanche a scendere che.. Riccardo mi abbracciò in lacrime.
Veronica: Beh, cos’era successo?
Serena: Aspetta che.. Ah, questo si chiude qui. Dovrei mettermi gli occhiali, non vedo neanche i bottoni… (uscendo dal camerino) Che ne dici?
Veronica: Stai benissimo, nonna.
Serena: Oh, grazie tesoro. Allora mi cambio e poi pago… ma se vuoi puoi andare tu a pagare, vicino alla cassa c’è il ragazzo di prima.
Veronica: Non dicevi che era troppo grande per me?
Serena: Lo è. Ma non posso impedire che ti piaccia, quindi..
Veronica: (sorridendo a 32 denti) Allora doppio grazie!
(dopo aver pagato)
Serena: Allora, si può rifare un pomeriggio con tua nonna o è stato così schockante?
Veronica: Si rifà eccome! Non puoi lasciarmi la storia in sospeso!
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