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Mi ci è voluto molto più tempo di quanto pensassi, ma comunque sono riuscita a mettere assieme un’altra storia! Come credo avrete già capito in molti dal titolo, la storia sarà ambientata a Hogwarts, e quindi in qualche modo sarà ispirata dal mondo di Harry Potter. In ogni caso non preoccupatevi troppo se non avete letto i libri e\o visto i film, perché mi sono limitata a riprendere il castello e il mondo magico come setting per la mia storia, ma i personaggi e in generale la trama sono del tutto scollegati da quella originale. Ho anche cercato di dare per scontate meno cose possibili, e quindi di inserire piccole spiegazioni su cose come il Quidditch, i babbani, il sistema delle case e così via. In ogni caso se non capite cosa sta succedendo, basta che facciate una domanda nella discussione “Commenti”. Io o un’altra potterhead di passaggio provvederemo con tutti i chiarimenti necessari.
Comunque, scrivere una fan fiction basata su una storia del genere è sempre molto rischioso. Ci tengo a sottolineare che quanto ho scritto deriva dalla mia personale interpretazione del mondo di Harry Potter, che non deve necessariamente coincidere con quella degli altri. La questione che crea sempre più problemi è sicuramente la caratterizzazione delle quattro case di Hogwarts: a tal proposito, tenete conto che nessuno dei personaggi presenti era pensato come prototipo di studente della sua casa di appartenenza. Quindi ogni comportamento discutibile da parte di un qualsiasi personaggio non va visto come comportamento tipico dei componenti della sua casa, ma come una sua iniziativa personale. Dico questo per evitare commenti “visto, hai fatto i XXX cattivi!”. No, sarà solo il singolo personaggio che potrà essere buono o cattivo, le case di per loro sono neutre, ognuna con i propri pro e contro.
Personalmente sono contraria al grifondorcentrismo proposto nella storia originale della Rowling, e quindi ho cercato di parlare in egual modo dei componenti di tutte e quattro le case. Questa è anche l’idea di fondo che mi ha dato l’ispirazione per il titolo della storia.
L’altro fulcro della storia è evidentemente The Sims: tenete conto che è difficilissimo riprodurre l’ambientazione del castello sul gioco, e che quindi la mia versione del castello è stata molto ridimensionata (e la sisposizione stessa degli ambienti è molto diversa dall'originale). Ho optato per un lotto di appartamenti in cui ogni appartamento fosse il dormitorio di una delle quattro case e gli spazzi comuni comprendessero le altre aree come la Sala Grande, la biblioteca, le aule, il cortile ecc... Anche facendo così ho comunque molti meno studenti che nella storia originale, solo 8 per casa. In pratica solo 1/2 studenti per anno. Per questo ho anche deciso di mettere solo un prefetto e di tagliare il ruolo di caposcuola. Comunque, mentre leggete, fate finta che ci siano molti più ragazzi nella scuola.
Passando a informazioni di tipo più pratico, la storia è divisa in due parti, corrispondenti a due diversi anni nella scuola di Hogwarts. Per adesso sono riuscita a scrivere solo la vicenda del primo anno (che comprende comunque 20 capitoli), e spero prima o poi di riuscire a scrivere anche il resto. Ho deciso comunque di iniziare già a pubblicare la storia perché si arriva già a un finale, se pur parziale, e quindi anche nell’ipotesi in cui non dovessi riuscire a continuare voi non rimarreste con una storia interrotta sul più bello.
Ho intenzione di pubblicare un capitolo a settimana durante il fine settimana, non posso pubblicare più spesso a causa dell’orario che mi tocca fare quest’anno all’università, che è assolutamente folle. Eventuali variazioni saranno comunicate nella discussione “"I 4 Colori di Hogwarts Commenti"”, che naturalmente potrete anche riempire con tutti i vostri commenti.
Visto che l’introduzione da sola è già quasi lunga quanto un capitolo, direi che posso chiuderla qui e iniziare con la storia vera.
Buona Lettura!. -
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Capitolo 2.1
Primo giorno a Hogwarts: Randall Collins
Il ragazzino biondo che stava parlando con Isabelle alzò la testa e si diresse con un sorriso verso il palchetto su cui era posto il tavolo dei professori. La professoressa Collins gli mise sulla testa un vecchio cappello da mago, e il silenzio scese sulla Sala Grande. I nuovi studenti, che stavano aspettano il loro turno, erano piuttosto preoccupati perché non sapevano di preciso cosa aspettarsi, mentre tutti gli altri sembravano concentrati su quello strano cappello.
Cappello: oh perbacco! Direi che non ci sono dubbi caro mio, sei chiaramente un CORVONERO!
Il resto della sala sentì solo l’ultima parola, che fu sufficiente a far partire un urlo di gioia dal secondo tavolo, quello a cui sedevano gli studenti con l’uniforme blu.
Mentre lo smistamento proseguiva, Randall si diresse contento a quel tavolo, dove venne accolto caldamente dai nuovi compagni di casa. La prima a stringergli la mano è una strana ragazza con i capelli rosa.
???: piacere, sono Nadia.
Randall: piacere di conoscerti… ma che ti è successo ai capelli?
Nadia: un incidente a lezione di trasfigurazione, niente di grave insomma.
Randall: ah.
???: io invece sono Simon. Sono il Prefetto della casa, quindi per qualsiasi domanda chiedi pure a me.
Randall: grazie, Simon.
Simon: di cognome fai Collins, giusto? Non sarai mica parente della professoressa Collins?
Randall: in effetti sì, è mia madre.
Nadia: accipicchia, il figlio della Collins… interessante. Ehi, avete sentito? È il figlio della Collins!
Tutti gli studenti seduti a quel tavolo si girano verso Randall. La professoressa Collins era la vicepreside dell’intera scuola, ma era anche la direttrice della casa dei tassorosso. Per questo in molti erano sorpresi di vedere Randall con i corvonero. Era una situazione decisamente curiosa.
Finito lo smistamento e il successivo banchetto di inizio anno Randall fu accompagnato nel dormitorio dei Corvonero, che nei mesi successivi sarebbe sostanzialmente diventata casa sua.
Simon: come vedi siamo piuttosto in alto, il nostro dormitorio è ospitato da una delle torrette più elevate in effetti.
Randall: (sbuffando per la fatica) dovevano proprio mettere tutte queste scale?
Simon: mens sana in corpore sano, amico. Bene, questa è la porta. Per riuscire a entrare bisogna rispondere in modo corretto alla domanda che ti viene posta da questo pomello incantato… ecco, sta per fare la domanda.
In effetti lo strano pomello a forma di aquila parlò, e disse:
pomello: chi fu il mago che scoprì tutti e 12 gli usi del sangue di drago?
Simon: così è troppo facile, è Albus Silente, naturalmente.
Pomello: esatto.
E la porta si aprì.
Simon: adesso ormai è buio, ma ti posso assicurare che la nostra sala comune è molto luminosa durante il giorno. Da quelle grandi finestre laggiù si ha una vista fantastica sulla Foresta Proibita e il Lago… le camere sono al piano di sopra, basta salire le scale a chiocciola.
Randall: wow.
Randall era decisamente impressionato, non era mai stato in un posto del genere.
Simon: hai qualche altra domanda?
Randall: in effetti sì. Come ci sono solo candele? Non sarebbe più pratico usare…
Simon: aspetta, ho capito dove vuoi arrivare. Devi sapere che qui nel castello l’aura magica è troppo forte, quindi non funziona nessuna diavoleria elettrica.
Randall: cosa?
Preoccupato tira fuori dalla tasca un cellulare, e in effetti lo schermo resta desolatamente vuoto.
Questa era decisamente una cattiva notizia. Essendo figlio della Collins Randall sapeva già qualcosa del mondo magico, ed era affascinato dall’idea di studiare magia in una scuola come quella. Ma la sua vera passione l’aveva ereditata dal padre, che faceva l’ingegnere informatico. Fin da piccolo si era divertito a smontare e rimontare computer con il padre e suo fratello minore, e prima di scoprire di essere un mago come sua madre era deciso a seguire le orme paterne.
Simon: tutto bene? Senti, è già tardi e domani abbiamo già lezione, quindi io vado a dormire, e consiglierei a te di fare lo stesso. Buona notte.
Randall: buona notte…
Randall iniziò a salire le scale, pensieroso. Non potevano costringerlo a scegliere tra magia e tecnologia, entrambi erano diventati aspetti fondamentali della sua vita. Ma se lì dentro tutti i congegni elettronici non funzionavano, cosa poteva fare? Il giorno dopo, come prima cosa, avrebbe chiesto alla mamma cosa ne pensava.
Il mattino dopo Simon gli consegnò il suo orario settimanale: la prima lezione di quel mattino sarebbe stata incantesimi. Molto bene, avrebbe potuto parlare con la mamma dopo la lezione.
Prof Collins: buongiorno a tutti, ragazzi. Io sono la professoressa Collins, e sarò la vostra insegnante di incantesimi. Per sciogliere un po’ la tensione, pensavo di farvi provare subito l’incantesimo di librazione.
Alunno: cosa? Subito?
Prof Collins: sì, subito. Basta fare questo gesto con la bacchetta (fa un semplice cerchio con il polso) e dire questa formula: Wingardium Leviosa.
Una piccola sfera che era appoggiato alla cattedra iniziò a volteggiare per l’aula, con grande sorpresa di molti studenti. La professoressa Collins esegue un altro rapido gesto con il polso, e un areoplanino di carta appare davanti a ognuno dei suoi studenti.
Prof Collins: molto bene, adesso tocca a voi: provate a far volare l’aeroplanino che vi sta davanti.
Gli studenti si guardarono attorno confusi, nessuno di loro aveva mai eseguito nessun incantesimo prima di allora. Poi, timidamente, qualcuno inizia a provare a seguire le istruzioni.
Randall guardò il suo areoplanino con sospetto e iniziò a prendere la bacchetta con cautela. Doveva ancora abituarsi alla sua bacchetta, ma sapeva cosa fare: lo aveva visto fare alla mamma centinaia di volte. Si schiarì la voce, si tirò su le maniche e, cercando di imitare il gesto della mamma, disse:
Randall: Wingardium Leviosa!
L’aeroplanino neanche si mosse: poco male, a quanto pare anche gli altri erano in difficoltà quanto lui.
Prof Collins: ricordate, un cerchio con la mano e dite chiaramente: Wingardium Leviosa.
Forse aveva detto poco chiaramente la formula, o aveva fatto male il cerchio. Non restava che riprovare, pensò Randall.
Randall: Wingardium Leviosa!
Questa volta l’aeroplanino fece una sorta di capriola, prima di ricadere sul banco: Randall era rimasto troppo sorpreso vedendo che si era veramente sollevato e l’aveva lasciata immediatamente cadere. Quello era il primo incantesimo che riusciva a fare, quindi adesso era decisamente emozionato. E deciso a riuscire a imparare per bene quell’incantesimo il più in fretta possibile.
Fece quindi un terzo tentativo.
Randall: Wingardium Leviosa!
L’aeroplanino si sollevò di nuovo, e questa volta Randall non si lasciò prendere di sorpresa: tenne la mano ferma e riuscì a tenerlo fermo a circa mezzo metro sopra il banco.
Prof Collins: molto bene Randall! Adesso, lentamente, prova a muovere la bacchetta: l’aeroplanino dovrebbe seguirti.
Randall: va bene.
Provò a fare quello che gli era stato detto: l’aeroplanino si mosse di qualche centimetro sulla destra prima di ricadere sul banco.
Prof Collins: non male.
Alla fine della lezione la maggior parte degli studenti era riuscita a far volare il loro aeroplanino, e un numero cospicuo di oggetti volteggiava per l’aula.
Prof Collins: ops, fate un po’ di attenzione, quello è pesante! Oh, ma guardate che ore sono! Ragazzi, potete andare a pranzo. Esercitatevi, mi raccomando!
Gli alunni iniziarono ad uscire disordinatamente dall’aula. Randall restò in dietro per poter parlare alla madre. Uscendo qualcuno sussurrò “cocco di mamma…”
Randall: mamma, posso parlarti?
Prof Collins: certo Randall. Allora, come vanno le cose?
Randall: non male.
Prof Collins: sei stato bravissimo stamattina, veramente. Sono molto fiera di te.
Randall: è stato molto divertente, saranno così tutte le lezioni?
Prof Collins: questa era una lezione pensata per sciogliere il ghiaccio, inizieremo sul serio con le prossime lezioni.
Randall: ah.
Prof Collins: ero sicura che saresti stato un corvonero, sei tutto tuo padre. Anche se un po’ mi dispiace non vederti con noi tassorosso
Randall: sono tutti molto gentili con me.
Prof Collins: sono sicura che ti troverai molto bene con loro, sono persone studiose e curiose come te.
Randall: speriamo…
Prof Collins: ma non sei rimasto qui solo per questo, vero? Cosa ti preoccupa?
Randall: ieri ho scoperto che qui non funziona niente di elettrico…
Prof Collins: ah sì, è vero. Forse avrei dovuto accennartelo prima.
Randall: il punto è che…
Prof Collins: a te piacciono sia la magia che l’informatica, e non sai cosa scegliere, giusto?
Randall: esatto.
Sua madre sembrava leggergli nel pensiero, era una cosa impressionante.
Prof Collins: non devi preoccuparti, tesoro. La tecnologia non va d’accordo con la magia perché nessuno ha mai provato veramente a conciliare le due cose. Sono sicura che non sia qualcosa di impossibile.
Randall: ma quindi… si potrebbe inventare qualcosa che usa sia la magia che l’informatica?
Prof Collins: perché no? E sono sicura che tu abbia tutte le potenzialità per riuscirci.
Randall: sul serio?
Prof Collins: non conosco nessun altro mago che conosca i computer come te, tesoro. Adesso però ti conviene andare in Sala Grande per il pranzo, altrimenti non troverai più neanche le briciole.
Randall: va bene, ciao mamma!
Prof Collins: ciao tesoro, in bocca al lupo!
Le parole della mamma lo avevano decisamente tirato su di morale. Come aveva fatto a non pensarci prima, era geniale! Sarebbe stato il primo a ideare un congegno che sfruttasse sia la magia che l’informatica.
Quel pomeriggio non aveva lezioni, quindi Randall decise di andare in biblioteca. Aveva la netta sensazione che là dentro avrebbe passato parecchio tempo, quindi tanto valeva vedere com’era il posto.
Non fece in tempo a prendere neanche un libro prima di venire interrotto da una studentessa più grande. Dall’uniforme si capiva che faceva parte anche lei dei corvonero.
???: ehi, tu sei quello nuovo, vero?
Randall: eh?
???: certo che sei tu! Io sono Morgan, piacere di conoscerti.
Randall: piacere mio, io sono Randall.
Morgan: cosa stai cercando di bello?
Randall: volevo solo vedere com’era la biblioteca… sembra ben fornita.
Morgan: certo che lo è, qui si può trovare proprio di tutto!
Randall: buono a sapersi.
Morgan: senti, se non hai niente da fare, ti dispiace darmi una mano? Devo fare i compiti di Divinazione, e dovrei provare a prevedere il futuro di qualcuno.
Randall: certo, perché no?
Randall era proprio curioso di vedere come funzionava la lettura del futuro. Chissà cosa ne sarebbe venuto fuori…
Morgan: molto bene, puoi passarmi la mano?
Randall: certo.
La ragazza gli prese la mano e la osservò minuziosamente in ogni dettaglio.
Randall: allora, cosa mi puoi dire?
Morgan: la linea della vita è nella norma… mentre la linea della mente è molto marcata. Dopotutto sei un corvonero, no? Comunque, in generale direi che ti aspetta una vita tranquilla, per quanto possa essere tranquilla la vita di un mago perlomeno.
Randall: ok…
Morgan: sai che ho imparato tutto da mia nonna? Lei è anche una famosa veggente, scrive anche l’oroscopo per la gazzetta del profeta…
Era decisamente una casa fatta di persone strane, ma in quei due giorni aveva l’impressione di avere imparato più di quanto avesse fatto in tutta la sua vita precedente. Era decisamente… elettrizzante.
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Capitolo 3.1:
Primo giorno a Hogwarts: Scarlett Davies
Lo smistamento proseguì.
Prof Collins: molto bene, il prossimo: Davies Scarlett!
Una ragazzina con una marea di riccioli rossi si staccò dal gruppo per sottoporsi alla prova del cappello parlante. Non sembrava particolarmente preoccupata di quello che la aspettava.
cappello parlante: vediamo un po’ cosa c’è qui… il coraggio di sicuro non ti manca, e neanche il senso di giustizia… non ci sono molti dubbi signorina mia, sei proprio una GRIFONDORO!
Fu di nuovo solo l’ultima parola a essere pronunciata ad alta voce, in modo che tutta la sala potesse sentirla. Questa volta fu il tavolo in fondo, a cui sedevano gli studenti vestiti di rosso a esultare.
Scarlett si diresse con passo deciso verso quel tavolo. Se lo aspettava, tutti i componenti della sua famiglia erano stati grifondoro. E poi i membri di quella casa erano notoriamente i più coraggiosi e intraprendenti dell’intera scuola, per lei era un onore farne parte.
???: Hyu hu! Ehy Scarlett, vieni a sederti qui, dai!
L’unico problema era proprio questo: suo fratello Lucas. Era anche lui un grifondoro, e Scarlett non lo sopportava. Lucas era già al V anno, ed era stato appena nominato capitano della loro squadra di quidditch. Il quidditch era lo sport più famoso tra i maghi, e ogni casa aveva una sua squadra. Le partite di quidditch tra le case erano tra gli eventi sportivi più seguiti dell’anno, quindi il ruolo di capitano della squadra era molto ambito. Infatti aveva passato tutta l’estate a vantarsene, e a Scarlett non andava giù l’idea di doverselo sorbire pure lì a scuola.
Lucas: cosa fai lì imbambolata, vieni a sederti, su!
(a denti stretti) Scarlett: arrivo
Lucas: ero sicuro che ti saresti unita a noi!
???: quindi saresti la sorellina di Lucas, eh?
La “sorellina di Lucas”. Incominciava bene, niente da dire.
Scarlett: esatto, mi chiamo Scarlett.
(fissando i capelli)???: uhm… sì, credo di potermelo ricordare senza troppi problemi.
Scarlett: cosa…?
???: comunque, io invece sono il prefetto, Louise. Quindi per qualsiasi dubbio devi fare riferimento a me.
Scarlett: va bene…
Lo smistamento finì e iniziò il banchetto. Scarlett rimase in silenzio al suo posto, mentre il fratello continuava a raccontare a tutti quanto lei fosse brava e quanto lui fosse fiero di lei. Era decisamente imbarazzante.
Lucas: …e sono sicuro che il prossimo anno entrerà nella squadra di quidditch. È un’ottima cercatrice, sapete? Dovreste vederla volare, è una scheggia. Altro che Michelle…
???: ehi!
???: sul serio?:
Scarlett: ah ah.
Louise: speriamo che sia un po’ più seria di te, Lucas. L’anno scorso abbiamo perso la coppa delle case per colpa tua.
Lucas: non è colpa mia se il professor Thompson ce l’ha con me!
Louise: non devi comunque provocarlo, quella volta ci hai fatto perdere 150 punti per uno scherzo cretino!
Questa era nuova: avevano perso la coppa delle case per colpa di suo fratello! La coppa delle case era il premio per la casa che si fosse distinta maggiormente durante l’anno scolastico. Quando un alunno otteneva un risultato positivo, come un buon voto in un compito, se riusciva in un incantesimo complicato o anche vincevano a quidditch la casa guadagnava dei punti, mentre se uno studente si comportava male per punizione venivano sottratti punti casa. Vinceva la casa che alla fine dell’anno aveva racimolato più punti. L’anno precedente avevano vinto i serpeverde, che era la casa con cui in assoluto i grifondoro andavano meno d’accordo. Quell’anno avrebbero fatto di tutto per vincere.
Louise: bene, questa è la porta del nostro dormitorio. Per entrare basta una parola d’ordine, che per questa settimana sarà “biancospino”. Prova.
Scarlett: ok.
Porta: parola d’ordine?
Scarlett: Biancospino.
Porta: corretto.
La porta si aprì, lasciandoli entrare nella spaziosa sala comune.
Louise: una volta avevamo un quadro a guardia dell’ingresso, ma dopo la battaglia di Hogwarts contro ColuiCheNonDeveEssereNominato hanno ristrutturato completamente il castello e ci hanno dato una normale porta incantata.
Scarlett: ah.
Louise: le camere sono al piano di sopra, ma la maggior parte del tempo noi la passiamo qui nella sala comune.
Scarlett: va bene. Sembra accogliente.
Louise: certo che lo è! Oh, giusto. Aspetta un momento… (cerca qualcosa nella tasca) Ah, eccolo. Prendi, questo è il tuo orario.
Scarlett: bene, grazie. (legge l’orario) Certo che domani sembra proprio una pacchia.
Louise: non so, fa vedere. (legge anche lei). In effetti… in bocca al lupo.
La giornata successiva sarebbe stata decisamente pesante. La prima lezione sarebbe stata quella di pozioni, tenuta nei sotterranei del castello. A peggiorare le cose il professor Nicholson (che era anche direttore della casa dei corvonero) sembrava la persona più svampita sulla faccia della terra. Evidentemente vivere tra i vapori sprigionati dai calderoni non era particolarmente salutare…
Prof Nicholson: buon giorno ragazzi! Oggi inizieremo a preparare una pozioncina facile facile, la pozione scacciabrufoli! Quindi potete prendere posto dietro a un calderone, le istruzioni sono all’inizio del vostro libro di testo.
Scarlett era decisamente annoiata, le lezioni di pozioni erano probabilmente le più pallose in assoluto. Non c’era niente di emozionante nel mischiare reagenti magici (la maggior parte dei quali erano decisamente disgustosi) e cercare di tirarci fuori un intruglio decente. Era un lavoro che necessitava molta pazienza, concentrazione e attenzione. E a Scarlett mancavano tutte e tre.
(tra sé e sé) Scarlett: allora, pozione scacciabrufoli… eccola qui. “Passo 1: triturare le zanne di serpente nel mortaio”.
Prende una manciata di zanne di serpente, le butta nel mortaio e inizia a triturarle.
Prof Nicholson: ragazzi, ricordate che dovete sentire la pozione, con il suo “blup blup!” vi racconterà se ci vuole un altro po’ di questo, o un po’ di quello…
Scarlett non lo ascoltava neanche: aveva finito di frantumare i denti e li stava mettendo nel calderone.
(tra sé e sé) Scarlett: vediamo cos’altro bisogna fare: “aggiungere le lumache cornute”.
Le lumache cornute erano probabilmente la cosa più viscida che avesse mai visto. Le buttò velocemente nel calderone, un po’ schifata.
(tra sé e sé) Scarlett: che schifo! Vediamo, cosa viene dopo… “far bollire per alcuni minuti, mescolando in senso orario, finché la pozione non diventa azzurra”.
Prof Nicholson: uhm… non sentite anche voi la musica dei calderoni che sobbollono all’unisono? C’è forse qualcosa di più melodioso?
A Scarlett sembrava più il rumore di fango che bolle, ma non era il caso di contraddire il prof già il primo giorno.
Stava girando la pozione da quasi cinque minuti, sempre in senso orario, ma la pozione non accennava ancora a diventare azzurra. Aveva iniziato a mescolare con più forza, scocciata.
Prof Nicholson: piano, piano! Non ti ha fatto niente di male, no?
Scarlett: non vuole diventare azzurra…
Prof Nicholson: vediamo un po’…
Prese una specie di cucchiaio e raccolse un po’ di pozione. Si vedevano ancora distintamente pezzi di denti di serpente.
Prof Nicholson: ah, ecco, ho capito qual è il problema. All’inizio avresti dovuto sminuzzare le zanne fino a ottenere una polvere, mentre qui ci sono ancora pezzi di denti, vedi? È ancora presto, perché non ci riprovi?
Quella mattina Scarlett dovette rifare la pozione ben tre volte prima di riuscire a ottenere un colore azzurro accettabile. Pozioni non faceva decisamente per lei…
La lezione del pomeriggio sarebbe stata quella di storia della magia, l’unica materia in grado di competere con pozioni per il titolo di lezione più noiosa. Non a caso molti studenti approfittavano delle lezioni della professoressa MacNeil per recuperare ore di sonno arretrate.
Prof MacNeil: buongiorno a tutti ragazzi. La lezione di oggi verterà sull’origine della magia. Ci sono domande?
Quelle poche parole erano state sufficienti per gettare la classe in un silenzio sonnacchioso, nessuno aveva intenzione di porre domande. Non che la professoressa se ne aspettasse, quindi iniziò subito con la lezione.
Prof MacNeil: Molto bene. Dovete sapere che la magia è molto antica, e non ci sono fonti attendibili che permettano di datare con certezza il suo primo utilizzo. Molto probabilmente la magia pervade da sempre il nostro mondo, principalmente in forme inconsapevoli. Vi basti pensare alle piante e alle creature magiche più semplici. Se parliamo invece del primo utilizzo consapevole della magia, tradizionalmente si attribuisce…
Scarlett, come la maggior parte dei suoi compagni di classe, giocherellava distrattamente con la penna sul foglio. Si era ripromessa di prendere appunti, ma quella lezione era decisamente troppo soporifera. Probabilmente quella professoressa sarebbe stata in grado di rendere pallosa anche una lezione sulla sanguinosissima terza guerra degli orchi…
Due ore dopo Scarlett uscì sbadigliando dall’aula, diretta in sala grande per la cena. Vedendo un’altra grifondoro seduta al loro tavolo, decise di sedersi vicino a lei.
Scarlett: posso sedermi?
???: certo. Tu sei la sorellina di Lucas, Scarlett giusto?
Scarlett: esatto.
???: io invece sono Danielle. Oh, sta arrivando anche mia sorella.
???: ciao! Tu sei Scarlett, giusto? Io sono Michelle.
Scarlett era un po’ sbigottita, le due erano identiche fino all’ultimo capello.
Danielle: allora Scarlett, com’è andato il primo giorno?
Scarlett: una pacchia… pozioni e storia della magia.
Danielle: accipicchia, proprio leggero…
Michelle: incantesimi e difesa contro le arti oscure sono decisamente più interessanti.
Scarlett: trasfigurazione no?
Michelle: a me non fa impazzire, ma i gusti sono gusti.
Danielle: a me non dispiace invece.
Scarlett: uhm, con trasfigurazione inizio domani.
Danielle: tuo fratello è molto bravo a trasfigurazione, sai?
Michelle: sempre a parlare di Lucas eh? Non mi starai mica nascondendo qualcosa?
Danielle (arrossisce): chi, io? Assolutamente no!
In quel momento anche Lucas si unì a loro.
Lucas: ehi Scarlett! Com’è andata oggi?
Scarlett: non male.
Lucas: non preoccuparti, il primo giorno è sempre un po’… scioccante. Le lezioni interessanti iniziano adesso. Per esempio domani iniziate con le lezioni di volo, sono sicuro che ti divertirai con quelle…
Scarlett continuava a mangiare, senza stare ad ascoltare il fratello. Sarebbe stato un anno decisamente pesante.
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Capitolo 4.1:
Primo Giorno a Hogwarts: Isabelle Harris
Lo smistamento proseguiva, ormai metà degli studenti erano stati assegnati alla loro casa. Non appena tornò il silenzio nella Sala Grande la professoressa Collins chiamò lo studente successivo.
Prof Collins: Harris Isabelle!
Isabelle non aveva capito molto di quello che le succedeva attorno, ed era semplicemente terrorizzata. Da quanto aveva capito chi veniva chiamato doveva andare davanti al tavolo a cui sedeva il Preside e farsi mettere in testa quello strano cappello, quindi si diresse in quella direzione con passo incerto.
Cappello parlante: oh, ma che splendida signorina!
Isabelle: Ah!
Tutto si aspettava meno che quel coso potesse parlarle nella testa. Come diavolo faceva un cappello a parlare, dopotutto?
Cappello Parlante: oh, non devi spaventarti! Sono solo un umile vecchio cappello, non ti posso mica fare del male, no? Comunque, non perdiamo altro tempo, perché gli altri studenti hanno fame. Secondo il mio modesto parere, sei una persona generosa e di buon cuore… dovresti solo lavorare un po’ sulla tua autostima, vali quanto chiunque altro qui dentro, sai? Dove ti metto, dove ti metto… ma sì, potrebbe funzionare… TASSOROSSO!
Nella sala si stava già alzando un certo brusio, perché il cappello ci stava mettendo molto più del solito a prendere la sua decisione. Quando finalmente la casa fu annunciata dal tavolo di fronte a Isabelle si alzarono ovazioni gioiose. Quindi lei, ancora un po’ confusa da quel discorso, riconsegnò il cappello alla professoressa e si dirisse incerta in quella direzione.
Tutti gli studenti a quel tavolo si alzano per congratularsi con lei.
???: benvenuta!
???: siediti qui, sarai affamata!
Ancora un po’ frastornata, Isabelle si siede nel posto che le era stato indicato. Sembrano tutti felicissimi di averla nella loro casa.
???: ti chiami Isabelle, giusto?
Isabelle (annuisce).
???: Adesso puoi anche stare tranquilla. La nostra è una casa molto unita, per qualsiasi problema sappiamo di poter contare l’uno sull’altro. Quindi sentiti libera di chiedere aiuto a chiunque di noi in qualsiasi momento. Oh, che maleducato, non mi sono neanche presentato: io sono Hiroshi, e sono il prefetto della nostra casa.
Isabelle: prefetto?
Hiroshi: in pratica sono una specie di rappresentante degli studenti.
Isabelle: oh.
???: io invece sono Lisa, piacere di conoscerti.
Isabelle: piacere mio.
Lisa: ti vedo parecchio disorientata, fammi indovinare, la tua famiglia è babbana.
Isabelle: sì, è vero…
I babbani sono le persone comuni, non in grado di utilizzare la magia. Tra le altre cose la professoressa Collins aveva spiegato a Isabelle che alcuni maghi consideravano chi, come lei, avesse genitori babbani come “inferiore”, affibbiandogli anche vari nomignoli dispregiativi. La pratica stava cadendo in disuso, ma alcune antiche famiglie di maghi continuavano ancora a vantare il loro status di “purosangue” al pari di un titolo nobiliare. Isabelle sperava vivamente di aver a che fare il meno possibile con persone simili.
Lisa: per te deve essere tutto molto strano, vero?
Isabelle: in effetti… per esempio non mi aspettavo che il cappello parlasse.
???: ah! Quello fa venire un colpo a tutti… cioè, molti di noi sapevano già che appena arrivati qui ti mettono il cappello parlante in testa, ma quando te lo senti parlare nella testa è tutta un’altra faccenda, no? Oh, non mi sono presentato: io sono Samuel.
La conversazione si mantenne su questo tono per tutta la cena, tutti quanti erano stati gentilissimi con Isabelle.
A cena finita accompagnarono Isabelle nel loro dormitorio, che non distava molto dalla sala Grande.
Hiroshi: bene, questa è la porta. Per entrare bisogna bussare in questo modo: un tocco, due tocchi veloci, un tocco, tre tocchi veloci.
Mentre parlava bussata distrattamente la porta con il dorso della mano.
Hiroshi: cerca di memorizzare bene il ritmo, perché se lo sbagli la porta ti spruzza di aceto.
Isabelle: cosa?
Hiroshi: non è praticamente mai successo, ma…
Isabelle: ma a che serve la bussata segreta?
Hiroshi: a non far entrare nel nostro dormitorio gli altri studenti, ovviamente.
Isabelle: ah.
Nel frattempo erano entrati nella sala comune del dormitorio, l'ambiente sembrava molto accogliente.
Hiroshi: le camere sono là in fondo. Ah, già, mi stavo quasi dimenticando. Questo è il tuo orario di domani.
Isabelle: grazie…
Isabelle iniziò a leggere l’orario. Prima lezione, trasfigurazione. Poi erbologia, pozioni, incantesimi… ma che razza di materie si studiavano in quella scuola?
Lisa: forza Isa, svegliati! Altrimenti non troveremo più niente da mangiare in sala grande!
Isabelle: cosa…?
Ah già, era a Hogwarts. Quel giorno avrebbe iniziato le lezioni. Sarebbe stato decisamente difficile abituarsi a tutto questo…
Hiroshi: buongiorno Isabelle! Ciao Lisa! Dormito bene?
Lisa: non male,
Samuel: devi assolutamente assaggiare questi toast, sono fantastici.
Isabelle: va bene, grazie.
Hiroshi: allora, che lezioni avete oggi?
Lisa: io inizio con divinazione.
Samuel: io invece con aritmazia… proprio una prima lezione leggera, no?
Hiroshi: invece tu che lezione hai, Isabelle?
Isabelle: trasfigurazione.
Hiroshi: io invece incantesimi. Le aule sono vicine, se vuoi ti posso accompagnare. All’inizio è facile perdersi qui dentro.
Hiroshi: bene, l’aula è questa. Ci vediamo a pranzo, in bocca al lupo!
Isabelle: va bene, grazie…
Andò a sedersi in fondo all’aula, dove non poteva attirare troppa attenzione. C’erano già un paio di altri allievi, e sembravano tutti piuttosto agitati (anche se mai quanto lei).
Dopo dieci minuti entrò nell’aula anche la professoressa e la lezione iniziò.
???: buongiorno a tutti ragazzi. Io sono la professoressa Eliza Jones, e sono qui per insegnarvi la difficile arte della trasfigurazione. La mia materia non ammette errori, bisogna sempre essere concentrati e soprattutto bisogna sempre sapere quello che si sta facendo. Per questo dovremo iniziare con qualche nota teorica.
(studente in prima fila): ahw…
Prof Jones: mi dispiace molto vederti tanto deluso, ma la trasfigurazione non si fa semplicemente agitando una bacchetta per aria. Quindi fuori le pergamene e le penne e prendete appunti, forza!
La professoressa Jones poteva sembrare perfino dolce a prima vista, ma in realtà era severissima e intransigente. Era anche molto intelligente, infatti era stata la strega più giovane ad ottenere il titolo di professoressa di trasfigurazione e di direttrice della sua casa (grifondoro). Alla fin dei conti era una persona temibile sotto numerosi punti di vista…
Prof Jones: trasfigurare non significa modificare semplicemente l’aspetto esteriore dell’oggetto, questo può essere fatto con un semplicissimo incantesimo di illusione. No, qui si tratta di modificare l’essenza stessa dell’oggetto. Se trasfigurate un tavolo in una poltrona (nel frattempo agita distrattamente la bacchetta), non avrete un semplice tavolo che sembra una poltrona, ma una poltrona vera e propria (la cattedra diventa una poltrona di legno). Per poter trasfigurare l’oggetto bisogna però prima conoscerne l’essenza, capire cos’è e come si comporta…
La professoressa parlò quasi ininterrottamente per quasi due ore, mentre gli alunni prendevano freneticamente appunti cercando di non perdere parti importanti del suo discorso.
Isabelle uscì dall’aula decisamente scoraggiata, le sembrava di non aver capito assolutamente nulla. E come se non bastasse la professoressa aveva già assegnato una marea di compiti per la lezione successiva. Iniziavano anche a mancarle sua mamma e sua sorella… no, così non andava bene, avrebbe finito col piangere. Doveva prendere un po’ d’aria.
???: Isa, ecco dov’eri finita! Ti aspettavamo per pranzo!
Era un’altra tassorosso, poco più grande di Isabelle, e se non si ricordava male doveva chiamarsi Natalie.
Isabelle: ah, ecco… non ho molta fame in questo momento…
Natalie: uhm, fammi indovinare, lezione difficile?
Isabelle: non ho capito assolutamente nulla…
Natalie: trasfigurazione all’inizio è difficile per tutti, soprattutto con la Jones… a volte non sembra accorgersi che le persone normali hanno bisogno di più tempo di quanto ne abbia impiegato lei per capire la sua materia… Comunque, ti ho portato un tramezzino, non vorrai mica saltare il pranzo, no?
Isabelle: ah, grazie.
Natalie: senti, devi sapere che l’anno scorso ero esattamente come te. Una professoressa è sbucata all’improvviso a casa mia dicendomi che ero una strega, mi hanno sommerso di cose strane come bacchette, calderoni e libri di magia e mi hanno spedito qui prima che potessi capirci qualcosa. All’inizio ero decisamente giù di corda, mi sembrava di non essere capace a fare nulla e di essere finita in un castello abitato da pazzoidi. Penso di aver passato quasi tutta la prima settimana piangendo…Ma poi sono riuscita a fare il mio primo incantesimo, ed è una cosa… strepitosa. Qui bisogna mettersi un po’ in gioco e provare a fare le cose in prima persona per imparare… io ci ho messo un po’ a capirlo. Con un po’ di impegno si può fare tutto… e poi in ogni momento posso contare su tutti i nostri compagni di casa, per esempio Lisa è bravissima in trasfigurazione, sono sicura che questa sera ti aiuterà volentieri con i compiti. Qual è la tua prossima lezione?
Isabelle: Erbologia… a proposito, dove sono le serre?
Natalie: appena fuori dal castello. Io adesso ho un’ora libera, se vuoi ti posso accompagnare?
Isabelle: ma non voglio disturbare…
Natalie: nessun disturbo! Però incamminiamoci, non è proprio vicinissimo.
Quando la professoressa di erbologia arrivò un certo numero di studenti aspettava impacciato davanti alle serre.
???: buon giorno a tutti ragazzi, non è uno splendido pomeriggio per dedicarsi all’erbologia? Ah, già, io sono la professoressa Wood, piacere di conoscervi. Oggi voglio farvi vedere qualche pianta carina, tranquilli, niente di pericoloso (per ora). Venite, venite!
Si mise a trafficare con il lucchetto che chiudeva la porta della serra, e quando riuscì ad aprirlo invitò gli allievi ad entrare.
Prof Wood: molto bene, vediamo un po’ cos’abbiamo qui… questa è una pianta di dittamo, si può usare un suo infuso per favorire la cicatrizzazione delle ferite. Questa invece è una margherita chiacchierona, è un’ottima pianta da compagnia. Come stiamo oggi, Daisy?
Pianta: non male, capo. Questo bel sole fa proprio bene ai miei petali.
Quindi parlavano anche i fiori, e non solo i cappelli. Buono a sapersi.
Prof Wood: hai bisogno di qualcosa, Daisy?
Pianta: una bella innaffiatina non farebbe male, diciamo.
Prof Wood: uhm, capisco. Avete sentito ragazzi? Allora, chi vuole innaffiare Daisy?
Doveva mettersi in gioco, non poteva continuare a piangersi addosso…
Isabelle: (alza la mano) lo faccio io.
Prof Wood: questo è lo spirito!
Edited by §HermioneSims§ - 7/1/2015, 18:34. -
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Capitolo 5.1:
Primo giorno a Hogwarts: William Walker
Ormai restava un ultimo studente da smistare. La soglia di attenzione degli altri allievi nella sala grande ormai era scesa di molto, e il brusio aumentava sempre di più.
Prof Collins: potete fare silenzio ancora per qualche minuto? C’è ancora uno studente, che si chiama… Walker William!
Un ragazzo dall’espressione seria si diresse con passo tranquillo verso lo sgabello su cui era poggiato il cappello parlante. Sembrava perfettamente a suo agio, come se lo avesse già fatto decine di altre volte. Non fece una piega neanche quando il cappello parlante viene calato sulla sua testa, oscurandogli la visuale sul resto della sala.
Cappello parlante: ohi ohi, questo sì che è difficile! Sei sveglio, su questo non c’è dubbio, e anche ambizioso forse? E c’è anche un forte desiderio di mettersi in gioco… C’è anche qualcos’altro, anche se non capisco bene cosa… ahm, dove ti posso mettere?
William: possiamo sbrigarci?
Cappello parlante: non mettermi fretta ragazzo, è una faccenda seria… forse potrei metterti con i grifondoro, farebbe bene alla tua vena esuberante…
William: per carità, tutto ma non quello!
Cappello parlante: siamo sicuri, sì? Allora vada per SERPEVERDE!
Uhm, poteva andare peggio. La maggior parte della sua famiglia era stata serpeverde, quindi probabilmente sarebbero stati fieri di lui. E poi per lo meno non doveva sorbirsi quella svampita di sua sorella, che invece era una corvonero.
Si alzò dallo sgabello e si diresse con lo stesso passo calmo verso il tavolo sulla sua sinistra, dove lo aspettavano i suoi nuovi compagni di casa. I loro festeggiamenti erano molto meno rumorosi di quelli agli altri tavoli, ma la loro espressione era comunque decisamente soddisfatta.
Una ragazza si alzò dal tavolo per stringergli la mano e dargli il benvenuto.
???: benvenuto nella nostra casa! Io sono Amelie, il prefetto.
William: piacere di conoscerti.
Amelie: Tu sei il figlio del Signor Walker all’ufficio di relazioni internazionali al Ministero, giusto?
William: esatto.
Amelie: quindi suppongo che tu sappia già come funzionano le cose qui. E visto che sei diventato un serpeverde, sono sicura che tu abbia anche tutte le capacità per cavartela egregiamente da solo. Comunque, ricordati che puoi sempre contare sui tuoi compagni di casa, per qualsiasi evenienza.
William: va bene, grazie per l’avvertimento.
Morgan: EHY WILL!
Amelie: credo che ce l’abbia con te…
William si girò per vedere chi lo stesse chiamando. Quando vide che sua sorella si sbracciava dal vicino tavolo dei corvonero per attirare la sua attenzione, cercò di ignorarla meglio che poteva. Vedendo che il fratellino non aveva nessuna intenzione di salutarla, anche Morgan tornò a sedersi, un po’ scocciata.
???: non dirmi che conosci quella svampita?
William: purtroppo sì…
???: aspettate un attimo, non sembra anche a voi che si somiglino un po’? Non dirmi che è tua parente!
William: in effetti è mia sorella.
???: proprio non capisco… tu sembri una persona a posto, come fai ad avere una sorella così?
Amelie: Noah, non esagerare adesso…
Noah: pardon, ma la mia era solo una constatazione.
Durante il banchetto di inizio anno vennero presentati a William anche tutti gli altri componenti della casa, che a quanto pare erano per la maggior parte figli di importanti esponenti del governo o di antiche e nobili famiglie.
Alla fine dei festeggiamenti William venne accompagnato al loro dormitorio, che si trovava nei sotterranei del castello.
Amelie: non devi preoccuparti troppo, anche se siamo sotto terra l’ambiente è molto accogliente.
William: buono a sapersi.
Amelie: per entrare è sufficiente dire la parola d’ordine. Per questa settimana sarà “Prestigio”. Vi comunicherò personalmente la prossima domenica sera. Bene, prova ad entrare.
William: va bene. (fissa la porta) Prestigio.
La porta si aprì ubbidiente.
Amelie: molto bene. Forza ragazzi, tutti dentro.
Non appena tutti furono entrati Amelie si chiude la porta alle spalle e si gira verso i compagni di casa. Tutti avevano l’aria di aspettarsi qualcosa.
Amelie: molto, molto bene. Direi che possiamo iniziare a lavorare al piano per vincere la coppa delle case: lo scorso anno siamo stati fortunati, abbiamo vinto solo perché quel cretino di Davies si è fatto beccare mentre faceva uno dei suoi scherzi stupidi. Questa volta dobbiamo assicurarci una vittoria schiacciante.
???: ho già fissato i provini per la squadra di quidditch per dopodomani, così potremo iniziare gli allenamenti in anticipo rispetto alle altre case.
Amelie: perfetto, Thomas. I punti delle partite fanno sempre comodo. Altre idee?
???: i modi per fare punti sono sempre gli stessi, a parte le partite bisogna distinguersi a lezione e evitare le punizioni…
Amelie: in effetti Phoebe… va bene, per oggi può bastare. Ricordatevi di dare sempre il massimo, e di non farvi provocare dai Grifondoro. Per stasera potete fare quello che vi pare.
Il mattino seguente William si diresse verso l’aula in cui si sarebbe tenuta la sua prima lezione: difesa contro le arti oscure. Il corso era tenuto dal direttore della sua casa, il professor Thompson.
Il professore era un tipo taciturno e guardingo, e sembrava divertirsi a riempire le lezioni di dettagli raccapriccianti sugli effetti della magia nera, o sulle mutilazioni che le creature magiche potevano provocarti. Non erano rari i casi di studenti che si recavano in infermeria a causa degli incubi suscitati dalle sue lezioni. Era anche esperto in incantesimi di difesa e da duello, che insegnava ai suoi alunni con severità esemplare.
Prof Thompson: Io sono il professor Thompson, e sono qui per insegnarvi a difendervi dalla magia nera e dagli altri pericoli in cui potreste incappare nella vostra carriera di maghi. Non siamo qui per giocare, e non vi nascondo che alcune attività che svolgeremo qui in classe potrebbero anche rivelarsi pericolose, per voi intendo. In ogni caso i rischi sono decisamente maggiori nel caso in cui voi non sappiate quello che state facendo, quindi vi consiglio vivamente di starmi ad ascoltare e di non prendere iniziative stupide.
Nell’aula non volava una mosca: il professore stava parlando in modo piuttosto calmo, ma la sua espressione diceva che se qualcuno avesse osato anche solo muovere un muscolo lo faceva a suo rischio e pericolo.
Prof Thompson: come prima lezione, oggi vedremo in cosa di distingue la magia nera dalla magia ordinaria. Allora, qualcuno di voi sa in cosa consiste la magia nera?
Nessuno osò rispondere.
Prof Thompson: nessuno? Accidenti, questi studenti sono sempre meno svegli… Vorrà dire che mi risponderò da solo: la magia nera comprende tutte le pratiche magiche atte a danneggiare gli altri. A detta del Ministero della Magia è una pratica molto pericolosa, e il suo utilizzo comporta severe sanzioni, tra le quali spiccano l’arresto e la reclusione ad Azkaban. Quindi, a chiunque di voi a cui fosse anche solo passato dall’anticamera del cervello di poterla praticare, consiglio vivamente di desistere. Non ne vale la pena…
Erano questi strani commenti a dare inizio a una serie infinita di pettegolezzi secondo cui il professor Thompson era in realtà un ex mangiamorte evaso da Azkaban. Naturalmente non c’erano prove concrete a dimostrarlo. In ogni caso il professore non aveva mai cercato di negare queste insinuazioni, alimentando in questo modo ulteriormente la curiosità (e il timore) che gli studenti nutrivano nei suoi confronti.
Uno studente alzò timidamente la mano, voleva chiedere qualcosa al professore.
Alunno: mi scusi, professore.
Prof Thompson: sì?
Alunno: cos’è Azkaban?
Prof Thompson: suppongo che tu sia un nato babbano, o sbaglio?
Alunno: (annuisce)
Prof Thompson: poco male, un bel ripassino sarà utile a tutti.. Azkaban è la prigione di massima sicurezza per i reati di natura magica in Gran Bretagna. Al momento la prigione è per lo più occupata da coloro che servirono il Signore Oscuro durante il suo tentativo di presa di potere, ovvero i mangiamorte. A guardia della prigione sono stati messi dissennatori. (prende fiato) I dissennatori sono creature magiche molto potenti, che si nutrono delle emozioni delle persone che incrociano il loro cammino. Avvicinandovi a un dissennatore all’inizio sentirete un freddo che vi penetra fino nelle ossa, a cui segue la disperazione più nera. Essendo continuamente sotto la l’influenza dei dissennatori i detenuti di Azkaban sono sostanzialmente incapaci di reagire, e alla lunga finiscono con l’impazzire. I dissennatori sono anche in grado di risucchiare completamente il vostro spirito, riducendovi a corpi senz’anima. Anche questa pratica è sfruttata dal ministero, come punizione esemplare contro i maghi più pericolosi…
Anche chi conosceva già i dissennatori, come William, avvertì un forte brivido lungo la schiena: aveva ragione il professore, era decisamente consigliabile evitare di incontrarne uno.
Noah: ehi Walker!
William: Noah.
Noah: che faccia, che ti è successo?
William: il prof Thompson ci ha deliziato con una simpatica lezione sui dissennatori.
Noah: non dirmi che ti fai impressionare da così poco! Come pensi di fare quando inizierà a fare le lezioni sui lupi mannari sennò?
William: certo che no! Guarda che…
Noah: aspetta un attimo: ho un’idea per fare qualche punto facile.
Noah aveva avvistato degli studenti Grifondoro poco più avanti nel corridoio.
Noah: guarda e impara, Walker.
Noah si incammina con passo deciso verso lo studente, spintonandolo malamente quando lo raggiunse e facendogli cadere il libro che stava portando.
Lucas: ehi, fa’ più attenzione!
Noah: ops, non ti avevo proprio notato, Davies.
Prof Thompson: cosa sta succedendo qui?
Noah: niente professore, stavo solo aiutando questo impedito a riprendersi il libro gli è caduto. Come fai a essere portiere con una presa così debole…
Lucas: non è vero! È lui che mi ha spintonato!
Prof Thompson: come no, Davies. Meno dieci punti a Grifondoro, per insinuazioni stupide contro gli altri studenti.
Lucas: ma…
Prof Thompson: non vorrai mica perdere altri punti?
Lucas: …
Noah: visto Walker? Più facile di così si muore. Come ti dicevo, non devi temere il prof Thompson, con noi serpeverde è quasi umano.
William: buono a sapersi…
Quel giorno William aveva ancora la lezione di Astronomia, che si teneva sulla torre più alta del castello a notte inoltrata. Si ritrovò quindi a sbadigliare assonnato sulla torre battuta da un forte vento, assieme ad altri studenti non molto più svegli di lui.
???: buona serata, studenti. Sono la professoressa Gray, e 0ggi inizieremo a osservare la volta celeste. Naturalmente qui si fa astronomia, e non astrologia. Quindi toglierò 20 punti al primo che mi chiede qual è il trigono di Marte con Giove o altre cavolate simili. Quelle cose le studierete a divinazione.
Disse la parola divinazione come se fosse una parolaccia, evidentemente non le piaceva la materia.
Prof Gray: adesso prendete un telescopio e guardate il cielo: potete vedere stelle, costellazioni, pianeti… oggi inizieremo con qualcosa di facile, quindi parleremo della Luna. La Luna è il satellite naturale della Terra. A noi interessa studiarla perché le fasi lunari influenzano molte attività magiche, come la fermentazione delle pozioni o il ciclo vitale di piante e creature magiche…
William la ascoltava distrattamente, era impegnato a scrutare il cielo. Non ci aveva praticamente mai fatto caso, ma le stelle erano decisamente… impressionanti. Sapeva che erano solo palle di fuoco gigantesche poste a distanze astronomiche dalla Terra, così distanti da non sembrare più grandi di un puntino. Eppure sentiva che significavano qualcosa di più… e non sapeva di preciso perché, ma gli avevano fatto anche venire brutto presentimento.
Edited by §HermioneSims§ - 1/11/2014, 11:09. -
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Capitolo 6.1:
Lezioni di volo
Durante il secondo giorno a Hogwarts furono programmate le lezioni di volo per tutti gli studenti del primo anno. Venne chiesto loro di trovarsi sulle sponde del lago la mattina presto, e di aspettare lì che arrivasse il professore con le scope volanti.
Scarlett: molto bene, finalmente ci fanno fare qualcosa di divertente.
Randall: sinceramente io non mai volato prima su una scopa…
Scarlett: ma dai! È la cosa più divertente che si possa fare!
Randall: uhm, sarà.
Isabelle: scusate… ma quindi dobbiamo volare su delle scope?
In quella scuola niente era quello che sembrava: i quadri e i cappelli parlavano, le armature camminavano da sole, e adesso le scope volavano. Tutto questo era molto difficile da accettare per Isabelle.
Randall: sì, a quanto pare sono un mezzo di trasporto molto diffuso tra i maghi.
Scarlett: e soprattutto con i manici di scopa puoi giocare a quidditch! Non dirmi che non conosci il quidditch!
Isabelle: no, mai sentito in effetti.
Scarlett: allora non sai cosa ti sei persa! Allora, ci sono due squadre di 7 giocatori, tutti volano su un manico di scopa. Tre giocano da cacciatori, e devono far passare la palla più grande, la pluffa, dentro uno degli anelli a fondo campo. Il portiere dell’altra squadra tenta di parare la pluffa e evitare il goal. Per ostacolare i cacciatori ci sono anche i due battitori, che scagliano con una mazza i bolidi contro gli avversari. I bolidi possono fare molto male, conviene evitarli. Poi c’è ancora il cercatore, che deve acchiappare il boccino d’oro. Prendere il boccino fa finire la partita, e soprattutto assicura alla tua squadra un sacco di punti. Però è molto difficile da acchiappare, quindi…
Isabelle cercava di seguirla, ma si era persa più o meno dopo la parola Pluffa.
In quel momento arrivò il signor Brennan, l’insegnante di volo. Assieme a lui c’era uno studente più grande, evidentemente lì per dargli una mano.
Scarlett: Lucas? Tu che ci fai qui?
Lucas: sorpresa! Mi sono offerto volontario per dare una mano al signor Brennan.
Scarlett: cosa?
Scarlett era parecchio scocciata, così suo fratello le avrebbe anche rovinato la lezione di volo che aveva tanto aspettato. Ma non aveva anche lui delle lezioni da seguire?
Sig. Brennan: molto bene, oggi imparerete a volare su un manico di scopa! Visto che probabilmente molti di voi non hanno mai volato, inizieremo dai fondamentali. Non vorremo mica che qualcuno di faccia male, no? Lucas, visto che ti sei offerto di aiutarmi, inizia a fargli vedere il manico di scopa.
Lucas: va bene. (prende in mano una scopa). Questo è un manico di scopa volante. È uno di quelli in dotazione della scuola, quindi non è dei migliori, ma per oggi andrà benissimo. In realtà contiene un sacco di incantesimi complicati, ma in pratica è molto facile da utilizzare. Basta che vi sedete sopra a cavalcioni e date lo slancio con le gambe. Una volta in aria basta inclinarsi nella direzione in cui vuoi girare.
Sig. Brennan: molto bene, Davies. Adesso potresti fare loro una dimostrazione? La farei di persona, ma oggi la mia schiena è troppo dolorante…
Lucas: sarà un piacere.
Saltò agilmente sulla scopa, prese velocemente lo slancio, e un secondo dopo volteggiava nel cielo. Non c’era niente da dire, era proprio bravo.
Sig. Brennan: va piano, o quaggiù non ci capiranno niente!
Lucas: Ricevuto!
Sig. Brennan: come potete vedere, non è così difficile. Adesso, appena Davies ci restituirà la scopa, potrete provare anche voi. Non abbiate paura, ci sono qui io quindi non può succedervi nulla di male.
Lucas atterrò e restituì il manico al signor Brennan. Sembrava quasi dispiaciuto.
Sig. Brennan: molto bene, il primo è… Collins Randall.
Randall si diresse verso il professore e prese la scopa con aria diffidente. Non era mai stato bravo in questo genere di cose.
Lucas: molto bene. Adesso siediti sopra e dai una bella spinta!
Randall: va bene, proviamo…
Randall si alzò in volo. La scopa non era particolarmente stabile, continuava a cambiare direzione da sola.
Lucas: mettici un po’ di forza! Sei tu a decidere dove andare, non la scopa!
Randall: va bene!
Dopo qualche giro del prato, il sig. Brennan sembrò soddisfatto e disse:
Sig. Brennan: molto bene, adesso prova ad atterrare! Mi raccomando, fa piano!
Randall: ci provo!
Inizia a spostarsi verso terra. Evidentemente andava troppo veloce, perché non appena toccò il suolo inciampò e finì steso a terra.
Lucas: accidenti, ti sei fatto male?
Randall (si mette seduto): non credo… Ho solo rotto gli occhiali.
Lucas: passa qui. (prende la bacchetta) Reparo!
Gli occhiali tornarono perfettamente integri.
Randall: grazie.
Lucas: la prossima volta rallenta di più prima di atterrare, ok?
Sig. Brennan: bene, possiamo continuare. Davies Scarlett! Aspetta, sarai mica la sorellina di Lucas?
Scarlett: sì…
Sig. Brennan: allora non mi devo preoccupare, giusto? Saprai già volare benissimo.
Scarlett prese la scopa dalle mani del fratello con aria di sfida, ci saltò sopra al volo e in un attimo era già in aria. Volare le dava sempre un forte senso di libertà, amava il modo in cui il vento le sferzava il viso. Visto che probabilmente quell’anno non avrebbe avuto molte altre occasioni per volare, ne approfittò per divertirsi più che poteva.
Lucas: ehi, va un po’ più piano! Non c’è mica nessun boccino!
Sig. Brennan: ok, sai decisamente volare! Puoi scendere adesso!
Si diresse al suolo e saltò giù dalla scopa quando era ancora a circa un metro da terra. Non barcollò neppure.
Sig. Brennan: perfetto… adesso tocca a Harris Isabelle!
Isabelle era decisamente terrorizzata. Aveva sempre sofferto di vertigini, e quel vecchio manico di scopa non le ispirava nessuna fiducia.
Vedendola esitare, il professore cercò di spronarla e confortarla.
Sig. Brennan: non preoccuparti, è solo la prima lezione. Non sei costretta a volare sul serio, basta che ti sollevi da terra.
Isabelle: … va bene…
Lucas le passò la scopa con un sorriso incoraggiante.
Isabelle la prese con mani tremanti, e montò in sella senza particolare convinzione.
Lucas: bene, adesso prova a fare un saltino.
Isabelle: ok…
Prese un lungo respiro, cercò di farsi un po’ di coraggio e si staccò da terra. Non era a più di un metro da terra, ma era già comunque parecchio spaventata.
Isabelle: ah! Fatemi scendere!
Sig. Brennan: calmati, stai andando benissimo! Prova almeno a spostarti un po’ in avanti, forza!
Isabelle: ma come faccio?
Lucas: basta che inclini un po’ in avanti il manico.
Isabelle: … va bene… adesso ci provo…
Cerca di inclinare un po’ in avanti la scopa, come le era stato detto. Non si sposta di più di due metri, ma per lei era già decisamente troppo.
Sig. Brennan: molto bene! Adesso puoi anche scendere.
Isabelle scese dalla scopa tutta tremante, per lei questa lezione era stata assolutamente traumatizzante.
Sig. Brennan: bene, chi resta… Walker William.
William si fece avanti e prese il manico di scopa con aria decisamente annoiata, come se la lezione non lo interessasse minimamente. Incrociando Isabelle scuote leggermente la testa, come per dire “che lagna!”.
Lucas: hai mai volato prima?
William: in effetti sì, un paio di volte.
Montò in sella alla scopa con un unico movimento fluido e spiccò il volo. Volava in modo molto composto e tranquillo, senza fare acrobazie come avevano fatto Lucas o Scarlett, ma comunque in modo impeccabile.
Dopo un paio di giri attorno al prato atterrò dolcemente a pochi passi dell’istruttore per restituire la scopa.
Scarlett: (a denti stretti) e non tirartela adesso!
William: uhm? Dici a me?
Scarlett: e a chi altri?
William: ti assicuro che non era affatto mia intenzione vantarmi.
Anche rispondendo alla provocazione continuava a parlare in modo composto e controllato. Cosa che naturalmente fece arrabbiare Scarlett ancora di più.
Scarlett: e non parlarmi con quel tono!
William: quale tono?
Scarlett: ma allora lo fai apposta!
Lucas: Scarlett, basta così. Non devi lasciarti provocare.
Scarlett: ma…
La lezione di volo era finita, quindi si incamminarono tutti verso il castello per il pranzo.
Scarlett: ehi tu, ti chiami Isabelle vero?
Isabelle: ehm, sì.
Scarlett: non devi preoccuparti, per essere il tuo primo volo sei andata benissimo. La prima volta che sono salita io su una scopa mi sono quasi rotta il naso…
Dietro di lei sentì una risatina soffocata. Si girò di colpo, e vide William che simulava un colpo di tosse per coprire la risata.
Scarlett: e no, così e troppo!
Lucas: ti ho detto di stare calma! E poi non ha tutti i torti, era veramente una scena esilarante. (si mette a ridere anche lui)
Scarlett: ma…
Lucas: comunque Isabelle, ci saranno altre lezioni di volo tutti i martedì pomeriggio. Ti consiglierei di partecipare, è importante saper volare su una scopa.
Isabelle: ma… sembra tremendamente pericoloso…
Lucas: a meno che tu non voglia giocare a quidditch, è sufficiente che impari a volare in modo normale, senza acrobazie. È un modo molto utilizzato per spostarsi, può sempre tornare utile.
Scarlett: ti aiuterò anch’io! Vedrai, non c’è niente che ti fa sentire libera come volare!
Lucas: uhm, secondo me vuoi solo una scusa per volare di nuovo. Comunque, un paio di lezioni non farebbero male neanche a te, quindi…
Isabelle: beh, potrei provare…
Lucas: perfetto!
Dopo l’occhiataccia di Scarlett, William aveva ritenuto saggio tenersi a una distanza maggiore dal gruppetto di testa. Con lui era rimasto Randall, che pareva intenzionato ad attaccar bottone.
Randall: quindi tu sei William, giusto? Posso chiamarti Will?
William: William andrà benissimo… tu invece sei Collins se non erro.
Randall: puoi anche chiamarmi Randall.
William: Collins… come la professoressa di incantesimi?
Randall: esatto, in effetti lei è mia mamm…madre.
William: ah.
Randall: invece tu non sarai mica il fratello di Morgan? Vi assomigliate un sacco.
William: (con tono scocciato) sì, in effetti è mia sorella.
Randall: certo che è proprio strana, ieri ha insistito per leggermi la mano.
William: non mi sorprende, lei è fissata con la divinazione e altre cavolate simili.
Randall: ha anche detto di aver imparato da vostra nonna, che è una famosa veggente. È vero?
Male, molto male. Già tutti avevano capito che era il fratello di Morgan, ma essere anche associato a quella ciarlatana della nonna Sybille era decisamente troppo.
William: se vuoi metterla in questi termini…
Randall: quindi sei un veggente anche tu?
William: che? Assolutamente no!
Randall: ma non ti piacerebbe predire il futuro?
William: sinceramente no. E comunque lo sanno tutti che sono solo cavolate.. -
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Capitolo 7.1:
Sfida Accademica
Era un sabato mattina di fine ottobre, e come ogni mattina gli studenti si raccolsero nella Sala Grande per la colazione. Il preside Powell osservava gli studenti che mangiavano distrattamente quello che avevano davanti, ancora un po’ assonnati, aspettando il momento adatto per fare il suo annuncio. Aveva avuto un’idea che, modestamente, considerava geniale. E non vedeva l’ora di comunicarla a tutti.
Quando vide che la maggior parte degli studenti era presente si alzò in piedi, si schiarì la voce e disse:
Preside Powell: ehm ehm, buona giornata studenti. Ho un annuncio da farvi: ho deciso che quest’anno si terrà un nuovo tipo di competizione, per rendere più avvincente la corsa alla Coppa delle Case.
Sentendo nominare la coppa delle case molti studenti alzarono la testa. Molto bene, aveva attirato la loro attenzione.
Preside Powell: ho pensato di organizzare una piccola… sfida accademica. Ogni casa elaborerà un progetto su un argomento a vostra scelta, purché attinente alla magia ovviamente. Non potrete chiedere aiuto al corpo docente, ma nel caso progettiate di portare avanti qualcosa di potenzialmente rischioso dovrete avvisare un professore affinché vigili su di voi. Gli elaborati verranno consegnati al direttore della vostra casa negli ultimi giorni di lezione e verranno esaminati da tutto il corpo docente. Verrà poi scelto il progetto migliore. Ah, e naturalmente al vincitore verranno attribuiti 200 punti casa. Non devo certo ricordarvi quanto possano essere importanti per vincere la coppa delle case…
Sulla Sala Grande era sceso un silenzio carico di eccitazione. Poi, vedendo che l’annuncio era finito, tutti gli studenti si alzarono disordinatamente per tornare nelle rispettive sale comuni. Evidentemente volevano organizzare il loro progetto senza essere sentiti dagli studenti delle altre case, con il rischio di farsi rubare l’idea.
Prof Collins: signor Powell, è sicuro che sia una buona idea?
Preside Powell: perché no? Dopotutto questa è una scuola, io li ho solo… incentivati a approfondire gli studi.
Louise: molto bene, questa era proprio l’occasione che stavamo cercando. Dovremo sfruttarla al meglio e impegnarci tutti. Allora, qualcuno ha qualche idea?
Lucas: QUIDDITCH!
Louise: bocciato. Altre idee?
???: i manufatti magici nella storia?
Danielle: no, troppo banale…
Louise: no, ci serve qualcosa che faccia colpo… Steven, tu hai qualche idea?
Steven era uno degli studenti più anziani della casa, e anche uno dei più brillanti.
Steven: uhm… potremmo lavorare sui duelli. Parlando dei duelli famosi nella storia, delle tattiche possibili, di che incantesimi si possono usare… cose così.
Louise: uhm, non so… voialtri cosa ne pensate?
Scarlett: sembra forte!
Lucas: sì, infatti!
Louise: molto bene, siamo tutti d’accordo a fare un progetto sui duelli?
Tutti: Sì!
Louise: allora è deciso! Adesso, chi vuole fare cosa?
Lucas: io voglio fare la parte pratica di incantesimi!
Scarlett: io… non vale! Volevo farlo io!
Lucas: tu sei ancora troppo piccola per questo… potresti studiare i duelli nella storia invece.
Scarlett: ma…
Louise: mi sembra una buona idea. (scrive un appunto su una pergamena) Scarlett duelli nella storia. Bene…
Scarlett prevedeva già che sarebbe stato un lavoro molto noioso.
Hiroshi: ci siamo tutti? Perfetto. Questa è la nostra occasione per far vedere a tutti quanto valiamo, quindi dovremo mettercela tutta. Ma ci serve una buona idea… qualche idea?
Samuel: dovremmo parlare della distruzione degli habitat delle creature magiche da parte dei maghi!
Lisa: distruzione, adesso non esagerare…
Samuel era sempre stato l’equivalente magico di un ambientalista, e portava avanti da anni una battaglia personale (e completamente ignorata dal resto del mondo) per la salvaguardia delle creature magiche selvatiche.
Hiroshi: quindi proporresti di parlare delle creature che vivono nella foresta proibita, per esempio?
Samuel: qualcosa del genere, sì.
Natalie: i babbani quando parlano dei loro animali spesso usano la parola ecosistema per indicare le interazioni tra piante, animali e l’ambiente in cui vivono. Potremmo adattare l’approccio alle creature magiche…
Lisa: sei la solita secchiona. Ma l’idea non sembra male.
Hiroshi: quindi la proposta è fare un progetto su tutte le creature magiche, e di come interagiscono tra di loro?
Samuel: senza dimenticare i danni che i maghi hanno fatto all’ambiente. Lo sapevate che negli ultimi anni gli unicorni sono quasi spariti dalla Gran Bretagna? Me l’ha detto Olivander, dice che sta diventando sempre più difficile trovare del crine d’unicorno per fare le bacchette…
Hiroshi: Samuel, che ne dici di scrivere qualcosa sulla salvaguardia delle creature selvagge?
Samuel: salvaguardia delle creature selvagge… suona bene!
Natalie: per parlare di “ecosistema” dovremmo anche aggiungere le specie vegetali e l’ambiente naturale.
Hiroshi: visto che tu sai cos’è l’ecosistema, potresti fare l’introduzione.
Natalie: perché no. Ehi Isabelle, ti va di darmi una mano?
Per tutto questo tempo Isabelle si era guardata attorno confusa, senza capire cosa le stava succedendo attorno. Quando venne interpellata non aveva idea di come rispondere.
Isabelle: non saprei…
Natalie: non sarà difficile, vedrai.
Isabelle: va bene, se lo dici tu…
Lisa: va bene, ma nei boschi vivono anche creature senzienti, come i centauri. O i giganti. Per non parlare delle sirene del lago…
Hiroshi: uhm… potremmo anche parlare degli accordi tra maghi e altre specie senzienti allora.
Simon: benissimo ragazzi, questa era proprio l’occasione che stavamo cercando!
Nadia: hai ragione, questo tipo di ricerche sono la nostra specialità. Non possiamo perdere in una sfida accademica, no?
Simon: esatto! Adesso però ci serve un’idea originale…
Morgan: parliamo di divinazione!
Izumi: per favore no…
Simon: in effetti per la divinazione serve avere una certa… ehm… predisposizione. Molti di noi non saprebbero che fare. Altre idee?
Izumi: piuttosto potremmo studiare le applicazione dell’aritmazia all’astronomia! Per esempio, pensavo che potremmo applicare il teorema di Fairy alle orbite dei pianeti transuranici…
Simon: uhm, sì in effetti potremmo. Altre idee?
Randall: non potremmo provare ad applicare la magia a qualcosa su cui non è mai stata applicata?
Nadia: per esempio?
Randall: ai dispositivi elettronici!
Simon: uhm… da un punto di vista teorico sarebbe molto interessante e sicuramente innovativo, ma le probabilità di successo sono molto scarse. Per quanto ne so, l’elettronica e la magia sono completamente incompatibili…Ci serve qualcosa con meno probabilità di insuccesso...
Nadia: se non funziona pensare in modo innovativo potremmo tentare l’altra direzione… e studiare le forme di magia arcaica.
Morgan: tipo druidi, alchimisti e sciamani?
Simon: non suona male… per esempio druidi e sciamani avevano molte tecniche divinatorie, tu potresti occuparti di quello Morgan.
Morgan: è vero! Io voto per la magia arcaica!
Simon: qualcuno ha un’idea migliore?
Nessuno disse nulla.
Simon: allora è deciso, vada per la magia arcaica!
Amelie: ragazzi, dobbiamo vincere questa sfida. A tutti i costi. E per vincere dobbiamo fare meglio delle altre case…
???: a proposito, secondo voi che staranno facendo?
Noah: probabilmente i Grifondoro si staranno perdendo dietro a qualcosa di stupido, i tassorosso staranno parlando di unicorni e i corvonero saranno già sommersi in libroni polverosi scritti in antiche rune.
Amelie: ci serve qualcosa che faccia colpo…
Phoebe: potrebbe servire portare a termine qualche pozione o incantesimo difficile, di quelli che di solito non si fanno qui a scuola.
Amelie: qualcuno di voi sa fare qualcosa di utile?
???: io so fare l’incantesimo di camuffamento.
Amelie: sul serio Isaac?
Isaac: sì, me l’ha insegnato mio padre che lavora con gli Auror.
Gli Auror erano dipendenti del ministero della Magia occupati nella lotta contro il crimine, e in particolare contro i maghi oscuri. Dovevano seguire un addestramento molto duro, e conoscevano incantesimi molto complessi. Esattamente quello di cui avevano bisogno in quel momento.
Amelie: facci vedere. Fa scomparire… la poltrona.
Isaac: va bene. (tira fuori la bacchetta) Desilludo!
La poltrona diventa praticamente invisibile. Poi Isaac fece un altro gesto complicato con la bacchetta, e quella ricomparì.
Amelie: accidenti… in effetti potrebbe tornarci molto utile. Se non erro i mantelli dell’invisibilità si basano su questo incantesimo.
Noah: riuscire a fare da soli un mantello dell’invisibilità farebbe sicuramente colpo.
I mantelli dell’invisibilità erano oggetti molto rari e ricercati, perché permettevano di rendere completamente invisibile chiunque li indossasse.
Amelie: incantesimo di camuffamento… potremmo lavorare su questo, sulle tecniche di camuffamento! Phoebe, tu sei brava con le pozioni, giusto?
Phoebe: giustissimo.
Amelie: credi di poter provare a fare una pozione polisucco?
La pozione polisucco era una pozione estremamente difficile da preparare che permetteva di assumere le sembianze di chiunque, purché si disponesse di una parte della persona di cui si voleva assumere le sembianze (solitamente si optava qualche capello).
Phoebe: non so… ho letto una volta il procedimento, e mi è sembrato abbastanza complicato. E anche recuperare tutti gli ingredienti non deve essere facile…
Amelie: se ti troviamo gli ingredienti, credi di poterci riuscire?
Phoebe: posso provarci, ma non vi assicuro niente.
Amelie: poi possiamo lavorare anche sugli incantesimi illusori…
Noah: per quelli nuovi che non possono ancora cimentarsi in queste cose complicate propongo di aggiungere una parte del progetto legata agli eventi storici il cui esito è dipeso da illusioni o altri camufammenti.
Amelie: sembra sensato. Hai sentito William? Tu ti occuperai dell’aspetto storico.
William: se proprio devo…
A differenza di tutti gli altri non era per niente interessato al progetto. Probabilmente perché, in fondo, non gli importava molto di chi avrebbe vinto la coppa delle case. Ma se voleva continuare a convivere con i suoi compagni di casa doveva partecipare anche lui, per quanto noioso fosse.. -
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Capitolo 8.1
Sul Lago
Una volta definiti i compiti di ognuno nel progetto, tutti gli studenti si catapultarono in biblioteca per accaparrarsi i libri migliori. Per quanto il locale fosse spazioso, in quel momento era decisamente affollato.
Scarlett: ehi Isabelle! Hanno fregato anche te allora!
Isabelle: oh, ciao Scarlett.
Scarlett: hanno chiesto anche a te di fare la parte più pallosa di tutto il progetto?
Isabelle: non c’ho capito molto, ma credo che dovrò aiutare Natalie con l’introduzione.
Scarlett: Natalie?
Isabelle: quella con gli occhiali, del secondo anno…
Scarlett: a me invece hanno appioppato l’unica parte noiosa di tutta la ricerca… tutti si divertiranno a provare i duelli mentre a me toccherà studiare la teoria su libri polverosi… uhm, forse però non dovevo dirtelo… voi invece su cosa lavorate?
Isabelle: non sono sicura di potertelo dire…
In quel momento Randall uscì da dietro uno scaffale, con sé portava un libro molto voluminoso che lasciò cadere platealmente sul tavolo più vicino.
Randall: accidenti che fatica… ehi, ciao ragazze!
Scarlett: ciao, Randall giusto?
Isabelle: ciao.
Morgan: Randall, puoi tenermi anche questo?
Randall: mettilo su quella pila sul tavolo.
Scarlett: accidenti, volete prendervi tutta la biblioteca?
Randall: non lo escludo. E poi hai visto che razza di libri stanno prendendo? La maggior parte sono scritti in antiche rune… Sarà una faticaccia capirci qualcosa.
Scarlett: fate sul serio allora.
Randall: da quel che vedo non siamo i soli. Per esempio ci sono un paio di tassorosso nel reparto sulle creature magiche che hanno una pila di libri più alta della mia. Sapete per caso su cosa stanno lavorando?
Isabelle: non sono sicura di poterlo dire…
Randall: tanto non resterà segreto ancora a lungo… per esempio da quanto abbiamo potuto vedere i serpeverde stanno lavorando agli incantesimi di illusione e i grifondoro a qualcosa che c’entra con i duelli. Noi invece stiamo lavorando sulla magia arcaica.
Scarlett: accidenti, avete occhio.
Isabelle: uhm… sinceramente non ho capito molto bene di cosa vogliono parlare. C’entravano gli animali magici e gli ecosistemi, mi sembra.
Randall: accidenti, ma è geniale! Come abbiamo fatto a non pensarci noi…
Scarlett: basta, mi sto annoiando qui! Che ne dite di andare al lago? Potremmo esercitarci un altro po’ con il volo!
Isabelle: uhm, non saprei…
Randall: non ho molta voglia di volare, ma un giro al lago lo faccio volentieri.
Scarlett: cosa stiamo aspettando allora? Andiamo!
Isabelle: non mi sembra una buona idea…
Anche William non stava partecipando così attivamente al progetto, e preferiva starsene a un tavolo per conto suo piuttosto che buttarsi nella mischia e aiutare gli altri. A dirla tutta quella mattina aveva già avuto un paio di brutti giramenti di testa, quindi trovava più saggio starsene seduto tranquillo. Per passare il tempo stava sfogliando uno dei libri su cui avrebbe dovuto lavorare, che si stava rivelando sorprendentemente interessante. Era arrivato a un capitolo che raccontava di eventi storici il cui esito era stato ribaltato dall’utilizzo di illusioni.
“…La strega Desdemona non era certamente nota per la sua abilità nei duelli, anzi. Ma decise comunque di sfidare il famoso mago Chauncey in un pubblico duello. Chauncey accettò senza pensarci due volte. Nessuno aveva dubbi sull’esito del duello, e sul luogo prestabilito si radunò una folla numerosa per assistere all’evento. I contendenti erano l’uno di fronte all’altra, pronti a scagliare il primo incantesimo. Iniziò Chauncey con un potente schiantesimo, che colpì in pieno petto l’avversaria. Che si frantumò come se fosse fatta di vetro. Tutti erano attoniti, nessuno schiantesimo aveva mai frantumato nessuno. Tutti stavano ancora cercando di capire cosa fosse successo quando Desdemona comparve dal nulla alle spalle dell’avversario, puntandogli la bacchetta alla testa. Aveva usato un mantello dell’invisibilità, e quella che avevano visto di fronte a Chauncey era solo un’illusione sorprendentemente realistica. Così Chauncey imparò a sue spese che non è sempre il mago più forte quello che vince, chiunque può essere messo con le spalle al muro.”
Randall: ehi, guardate, c’è anche Will!
Scarlett: oh no…
William: te l’ho già detto, mi chiamo William.
Randall: stiamo andando al lago, vuoi venire anche tu?
Alle spalle di William Scarlett si stava sbracciando come per dire “Ma che ti salta in mente?”.
William: uhm… non saprei…
In quel momento notò Noah che si dirigeva verso di lui con una pila notevole di vecchi libri. Era tutto il mattino che gli portava libri pallosissimi per il progetto... e poi non avrebbe sopportato un altro dei suoi commenti sarcastici.
William: in effetti un po’ d’aria fresca non può farmi male.
Randall: perfetto! Allora possiamo anche andare, no?
Scarlett: (scocciata) ahw…
Randall: Scarlett, avevi proprio ragione. Oggi qua fuori si sta da dio.
Scarlett: e non è tutto! Guardate cosa ho trovato? (Mostra la scopa della scuola)
Isabelle: ma quando l’hai presa?
Scarlett: era appoggiata davanti al capanno del custode.
Randall: comunque non credo che dovremmo volare…
Scarlett: e perché no? Cosa potrebbe succedere?
Randall: ti ricordo che l’ultima volta che ho volato sono finito faccia a terra e mi sono spaccato gli occhiali.
Scarlett: uffa, come siete noiosi. Fate come volete…
E salì in sella alla scopa. Come al solito le bastava librarsi per pochi secondi per aria per sentirsi completamente libera da ogni preoccupazione.
Isabelle: uhm… secondo voi dovremmo tirarla giù?
Randall: nah, non credo che si possa far male. E poi hai visto quanto si diverte?
Isabelle: sarà…
Scese un silenzio imbarazzato, che Randall tentò di colmare facendo conversazione.
Randall: ci credete che siamo qui a Hogwarts già da più di un mese?
Isabelle: non farmici pensare… per me è ancora tutto così strano. E poi non ero mai stata tanto lontana da casa…
Randall: ma non è stato così terribile, no? Sono sicuro che in un paio di settimane prenderai il ritmo.
Isabelle: sarà… per il momento quella che si diverte di più è la mia sorella. Da quanto ha scritto, le è piaciuto molto il gufo che le porta le mie lettere.
Randall: ah ah! Anche a me i gufi piacciono un sacco. Ehi Will, invece a te come vanno le cose?
William: come ti ho già detto almeno tre volte, devi chiamarmi William.
Randall: e va bene. Allora William, come va?
William: niente di che.
In realtà non si sentiva per niente bene. Stranamente l’aria fresca lo aveva fatto stare addirittura peggio. Si sentiva anche inspiegabilmente nervoso, nonostante non stesse succedendo nulla di strano. C’era decisamente qualcosa che non andava.
Randall: ma non sei contento di essere qui a Hogwarts?
William: ahm, la cosa non mi interessa eccessivamente. Comunque, credo che ci abbiano visto.
In effetti un vecchietto stava correndo loro incontro, urlando e sbracciandosi.
Randall: ahi, credo che sia il custode.
Custode: … dove cavolo avete preso quella scopa? SCENDI SUBITO GIÙ, gli studenti non possono volare se non sorvegliati!
Scarlett atterrò scocciata, e il custode le strappò la scopa di mano.
Custode: ma sei impazzita? Potevi farti molto male! E poi perché non siete nel castello? Tornate subito dentro, o sarò costretto a chiamare un professore!
Scarlett: veramente io non…
Randall: ma noi stavamo giusto tornando al castello, vero ragazzi?
Scarlett, Isabelle e Randall si diressero verso il castello più in fretta che potevano. William invece rimase più in dietro. Non sapeva perché, ma quel custode aveva qualcosa che non lo convinceva per niente.
Isabelle: lo sapevo, lo sapevo, lo…
Randall: Capisco che si sia arrabbiato per la scopa, ma non mi sembrava che fosse vietato andare al parco di sabato mattina…
Scarlett: infatti non lo è. Chissà che si era fumato il custode…
Nel frattempo William, che era rimasto parecchio indietro rispetto a loro, si era fermato in mezzo al corridoio con aria decisamente pensierosa.
Randall: tutto bene Will?
William: cosa? Oh sì, certo…
Randall: se non ti arrabbi neanche quando ti chiamo Will deve essere qualcosa di grave invece.
William: non… non è niente di grave. Adesso però devo tornare al mio dormitorio.
E si allontanò senza neanche salutare.
Scarlett: accidenti, è poi strano.
Isabelle: chissà che cos’ha…
Aveva ragione Randall, c’era qualcosa di decisamente strano. Ma come faceva a spiegare agli altri che sentiva con insistenza che quel vecchietto doveva nascondere qualcosa di grosso, quando era evidente anche a un bambino che fosse la persona più normale nel raggio di dieci kilometri? La logica gli diceva che non era nulla di cui preoccuparsi, ma lo sfarfallio insistente in fondo al suo stomaco era di ben altro parere.. -
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Capitolo 9.1:
Il Sogno
William continuava a sentirsi poco bene, quindi nonostante fosse solo pomeriggio decise di mettersi a letto. Stranamente si addormentò immediatamente, senza nessuna difficoltà.
Phoebe: AH! Prendetela, prendetela!
Noriko: l’ho vista! Un secondo e la prendo!
Amelie: qualcuno potrebbe spiegarmi cosa sta succedendo?
Phoebe: c’è una schifosissima rana nella sala comune! Guarda, è laggiù!
In effetti in quel momento una grossa rana passò saltellando proprio davanti a William. Lui provò a prenderla, ma stranamente quella gli passò attraverso. Come se lui non fosse veramente lì. Guardandosi meglio attorno notò anche che nessuno sembrava aver fatto caso a lui, come se non potessero neppure vederlo. Decisamente strano.
Isaac: quante storie! È solo una rana! (tira fuori la bacchetta) Petrificus Totalus!
La rana cadde pesantemente a terra, pietrificata nel bel mezzo di un salto.
Isaac: guardate quanto è grande, probabilmente è scappata dallo studio del prof Nicholson. Chissà che stava combinando… Vabbè, meglio che vada a restituirgliela.
Mentre Isaac usciva dalla sala comune l’immagine si fece sfuocata. William chiuse per un secondo gli occhi, e quando li riaprì si ritrovò sulle sponde del lago, in piena notte.
Questo repentino cambio di location non lo preoccupò particolarmente, ormai aveva capito che doveva trattarsi solo di un sogno. Iniziò quindi ad esplorare la zona. In cielo non era visibile la Luna, quindi era buio pesto. In compenso le stelle erano molto luminose. Non sapeva perché, ma più tempo passava in quel posto più sentiva l’inquietudine crescere dentro di sé. Forse c’entravano le stelle: non era un esperto in materia, ma Marte in quella posizione non gli faceva presagire niente di buono…
All’improvviso sentì dei passi dietro di sé. Istintivamente si nascose dietro un albero, dimenticando di non poter essere visto da nessun altro.
Da lì vide che si trattava del custode, che si stava dirigendo con passo zoppicante verso il suo capanno. Se possibile sembrava ancora più vecchio di quel pomeriggio. Quando si chiuse la porta alle spalle una sinistra luce rossa uscì dalla finestra. Cosa stava succedendo là dentro? Forse se si fosse avvicinato avrebbe potuto spiare il custode dalla finestra…
Era appena uscito dal suo nascondiglio quando si sentì un urlo agghiacciante uscire dalla casupola.
???: AHHHHHHHHHH
Pochi secondi dopo il custode uscì nuovamente dal suo capanno, questa volta con passo deciso. Sembrava decisamente più in forze, addirittura più giovane.
Decisamente strano…
Phoebe: AH! Prendetela, prendetela!
Sentendo l’urlo William si svegliò di soprassalto. Quindi era davvero solo un sogno… meglio così, era decisamente un sogno inquietante. Questa volta si ricordava tutto fin nei minimi dettagli. Non gli era mai successo prima di ricordare qualcosa di quello che sognava… strano.
Mentre si alzava pensieroso continuava a sentire strani rumori provenire dalla sala comune, chissà cosa stavano combinando gli altri.
Isaac: guardate quanto è grande, probabilmente è scappata dallo studio del prof Nicholson. Chissà che stava combinando… Vabbè, meglio che vada a restituirgliela.
E uscì dalla sala comune con una grassa rana sottobraccio.
William: (sbadiglia) che sta succedendo?
Noah: allora ti sei svegliato! Ancora un po’ e avremmo chiamato l’infermiera della scuola!
William: perché, che ore sono?
Noah: le 10. Di domenica mattina.
Accidenti, aveva dormito quasi diciotto ore filate! Non gli era mai successo nulla del genere prima…
Phoebe: è entrata una schifosissima rana in sala comune! Chissà come ha fatto…
Esattamente come aveva sognato quella notte…
Preoccupato dalla strana coincidenza William decise di andare in biblioteca. Voleva leggere qualche libro sull’interpretazione dei sogni, per capire se aveva ragione a preoccuparsi oppure no. Si era appena seduto a un tavolo con il libro “I Sogni: è tutta colpa della peperonata o c’è qualcosa di più” quando sbucò Randall da dietro uno scaffale.
Randall: ehi Will! Stai meglio oggi?
William: per la quarta volta, ti pregherei di chiamarmi William.
Randall: ok, stai meglio. Che leggi di bello?
William: niente di che.
Randall: fa vedere…
Si sedette di fronte a lui e solleva il libro per leggere il titolo.
Randall: è un libro sull’interpretazione dei sogni? Allora lo vedi che la divinazione interessa anche a te! Te lo dicev…
In quel momento sbucò anche Morgan da dietro uno scaffale. Ma quei due vivevano lì in biblioteca?
Morgan: ma allora avevo sentito bene! Ciao Will, come stai? Randall mi ha detto che ieri non stavi bene, stai meglio oggi?
William: …
Male, veramente molto male. Se Morgan avesse visto il libro che stava leggendo non lo avrebbe più lasciato stare per almeno una settimana.
William: stavo giusto tornando in sala comune a leggere questo libro, quindi…
Randall: sta leggendo un libro sull’interpretazione dei sogni, sai?
A Morgan si illuminano gli occhi. Vedere suo fratello interessarsi a qualsiasi cosa attinente alla divinazione era uno dei suoi sogni ricorrenti, dopotutto.
Morgan: se vuoi posso darti una mano con l’interpretazione del tuo sogno! Cos’hai visto?
William: ma veramente, io…
Morgan: iniziamo a vedere cosa stavi leggendo… (prende il libro da William). Uhm, questo è decisamente un libro da principianti… ma puoi dire a me quello che hai sognato. Prometto che sarò professionalissima.
William non aveva nessunissima intenzione di raccontare i suoi sogni alla sorella, ma se non lo avesse fatto lei lo avrebbe tormentato per settimane. Vuotando subito il sacco sarebbe probabilmente riuscito a limitare i danni. Sarebbe stato difficile, ma era di gran lunga l’alternativa migliore che gli veniva in mente.
Morgan lo guardava con sguardo incoraggiante e carico di aspettativa. William prese un lungo respiro e si preparò a raccontare il suo sogno.
William: all’inizio era un sogno piuttosto stupido in realtà…
Morgan: nessun sogno è stupido. Continua pure.
William: in pratica ho sognato una rana che scorrazzava per la nostra sala comune…
Morgan: va bene, una rana…
Morgan aveva iniziato a prendere anche qualche appunto su pezzo di pergamena. Chissà da dove l’aveva tirato fuori…
Morgan: però dalla tua faccia direi che c’è dell’altro. Cos’altro è successo?
William: il punto è che… quando mi sono svegliato c’era davvero una rana nella nostra sala comune.
Randall lo guadava decisamente sorpreso. Morgan invece non sembrava per niente colpita, e continuava a scribacchiare sulla sua pergamena.
Morgan: secondo me è solo una coincidenza… la divinazione non funziona così, non si può vedere esattamente quello che succederà. Bisogna prendere quello che vedi e cercare di interpretarlo. Però le rane possono simboleggiare molte cose… hai sognato altro?
William: beh, ecco…
Morgan: te lo leggo in faccia che è così! Dai, continua.
Sua sorella probabilmente non ci capiva nulla di divinazione, ma a volte sembrava leggergli il pensiero. Era inquietante.
William: e va bene. Alla fine del sogno ero sul lago, di notte.
Morgan: (scrive) lago. Notte.
William: e ho visto il custode.
Randall: lo stesso che ci ha cacciato ieri?
William: non mi risulta che ci siano altri custodi qui. Il punto è che… sembrava molto più vecchio di quanto non fosse ieri.
Morgan: (scrive) l’anziano. Continua pure.
William: è entrato nel suo capanno, si è vista una strana luce… e quando è uscito sembrava molto più giovane di prima.
Non era il caso di dire anche dell’urlo. O della sensazione di terrore che gli aveva percorso le viscere.
Morgan: direi che può bastare, il quadro è molto chiaro. La rana indica un balzo avanti, o un cambiamento. Il vecchio che torna giovane invece rappresenta il passaggio da una condizione negativa a una positiva. Quindi prevedo grosse novità per il tuo futuro! Chissà, magari è la volta buona che ti trovi una ragazza!
William non era per niente convinto del responso, ma non aveva neanche intenzione di contraddire la sorella, rischiando così di restare lì tutto il giorno.
William: ah, sarà. Speriamo… Adesso però devo proprio tornarmene in sala comune. Grazie per l’aiuto.
Morgan: sono contenta di vederti sollevato! E se dovessi sognare qualcos’altro non esitare a chiamarmi!
No, si era sbagliato. Sua sorella non lo capiva affatto.
William: sinceramente spero di non fare più sogni del genere per un bel po’.
Si allontanò dalla biblioteca, ancora pensieroso. Sua sorella si sbagliava completamente, era evidente… come faceva a definire la faccenda della rana come una coincidenza? Aveva sognato esattamente la stessa scena, parola per parola. No, c’era decisamente qualcosa che non quadrava.
Era già sceso nei sotterranei quando sentì qualcuno chiamarlo dalle scale.
Randall: ehi Will, aspetta un secondo!
William: per l’ultima volta, mi chiamo William.
Randall: a te convince quello che ha detto Morgan? A me sinceramente non molto…
Naturalmente non era per niente convinto, ma non poteva dirlo a Randall. Da quello che aveva visto aveva la tendenza a riferire tutto a sua sorella, quindi rischiava di trovarsela piagnucolante ad aspettarlo fuori dalla Sala Grande quella sera a cena.
William: ehm, non saprei… devo rifletterci un po’ su.
Randall: ma quindi hai davvero sognato la rana poco prima che si introducesse nella vostra sala comune?
William: sì…
Randall: e la scena corrispondeva?
William: direi di sì…
Randall: ma allora non può essere una coincidenza, come dice lei! E allora, forse anche quello che hai visto sul custode…
William: senti, questa storia mi ha stancato. E avrei anche dei compiti da fare. Quindi, se non ti dispiace, preferirei andare in sala comune.
Randall: oh, certo. Non volevo dare fastidio. Ciao.
William: ciao.
Come se non ci avesse pensato già da solo. Ma l’ipotesi era troppo inquietante… era decisamente meglio considerarla solo un sogno.
Quel pomeriggio Scarlett e Isabelle erano state al campo di quidditch per vedere gli allenamenti, e per approfittare della gentilezza di Lucas per fare un giro in volo sopra il campo.
Scarlett: oggi hai volato decisamente molto meglio. Un altro paio di lezioni e sarai pronta per il Quidditch!
Isabelle: veramente a me basterebbe riuscire a fare un giro del campo completo… da quello che ho visto il quidditch è parecchio pericoloso.
Scarlett: forse un po’… ma senza un po’ di rischio, che divertimento c’è?
Isabelle: forse… senti, io devo passare dalla sala comune prima di cena.
Scarlett: nessun problema, ci si vede!
Isabelle: ciao!
Isabelle aveva appena imboccato il corridoio verso il suo dormitorio, quando una figura misteriosa comparve alle sue spalle.
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Capitolo 10.1:
Halloween
Era la sera di Halloween, e come ogni anno era stato organizzato un grande banchetto per festeggiare degnamente la giornata. Tutti gli studenti e il personale scolastico erano riuniti nella Sala Grande, e un brusio accesso percorreva la sala.
Hiroshi: ehi, qualcuno ha visto Isabelle?
Natalie: in effetti è da questa mattina che non la vedo più…
Lisa: e non era neanche in sala comune, sono stata io l’ultima a uscire.
Hiroshi: uhm, è molto strano. Meglio avvisare la professoressa Collins.
Hiroshi si alzò e raggiunse con passo deciso il tavolo dei professori. Tutti gli studenti delle altre case lo fissavano come se fosse impazzito.
Prof Collins: Hiroshi, cosa succede?
Hiroshi: non riusciamo a trovare Isabelle, in pratica è da questa mattina che nessuno l’ha più vista.
Prof Collins: cosa?
Preside Powell: grazie, puoi tornare a sederti.
Mentre Hiroshi tornava al suo posto, il Preside Powell si alzò in piedi e disse:
Preside Powell: un’alunna del primo anno, Isabelle Harris, è scomparsa. Qualcuno di voi ha qualche idea di dove possa trovarsi?
La maggior parte degli studenti si guardava attorno con aria sorpresa, mentre i pochi che conoscevano Isabelle erano decisamente preoccupati. Scarlett alzò di scatto la mano.
Preside Powell: parla pure.
Scarlett: fino a non più di un ora fa era con noi al campo da Quidditch… siamo anche tornate assieme al castello. L’ho lasciata all’imbocco del corridoio che porta alle cucine.
Preside Powell: (tra sé e sé) a pochi passi dalla sua sala comune… no, non può essersi persa. C’è qualcosa che non quadra. (ad alta voce) Ragazzi, ascoltatemi bene. Esiste la possibilità che sia successo qualcosa alla vostra compagna. Per la vostra incolumità vi consiglio quindi di tornare ordinatamente nei vostri dormitori e attendere lì ulteriori comunicazioni.
Ancora perplessi gli studenti iniziarono ad uscire dalla Sala Grande.
Prof Collins: signor Powell, cosa pensa che stia succedendo?
Preside Powell: non ne ho idea, ma intendo indagare di persona.
Detto questo estrasse la bacchetta da una manica del vestito e si diresse con passo deciso verso i corridoi.
Noah: hai sentito, Walker? Ci tocca perderci il banchetto… e tutto per una babbana che non sa neanche tornarsene al castello senza una balia! Ehi, mi stai ascoltando?
William aveva decisamente di meglio da fare che stare ad ascoltare le lamentele di Noah. Infatti aveva appena visto passare il custode, che stava scendendo nei sotterranei del castello. Era solo una sua impressione, o aveva un’aria strana? C’era qualcosa che non lo convinceva…
William: credo di aver dimenticato qualcosa in sala grande… torno subito.
Noah: ma come si fa ad essere così imbranati? Ti aspetto al dormitorio, fa’ in fretta…
Naturalmente era solo una scusa per seguire il custode nei sotterranei. Infatti, non appena fu sicuro che nessuno lo stesse seguendo, deviò verso la scalinata che conduceva alle segrete del castello.
Randall (sottovoce): ehi Will!
William: …che? (sottovoce) Che cavolo ci fai tu qui?
Randall: (sottovoce) come cosa ci faccio qui? Stai seguendo il custode, giusto? Ovviamente ti voglio dare una mano.
William: (sottovoce) così rischiamo di perderlo di vista… al diavolo, fa quello che ti pare. Ma sta’ zitto.
Randall (sottovoce): ricevuto.
Scesero quindi entrambi nei sotterranei, cercando di fare meno rumore possibile. Il custode stava scendendo parecchio, non erano mai stati in quella zona. Chissà dove stava andando. Raggiunto un grosso bivio si fermano per fare il punto della situazione.
William: (sottovoce) qui la faccenda potrebbe farsi pericolosa, te ne rendi conto?
Randall: (sottovoce) per chi mi hai preso? Certo che me ne rendo con…
William: (sottovoce)… aspetta un attimo, l’hai sentito anche tu quel rumore?
Si girano preoccupati per cercare di vedere quale fosse l’origine del rumore, ma riuscirono solo a intravedere una specie di cespuglio rossastro che ondeggiavs dietro a una statua.
Randall: (sottovoce) Scarlett, sei tu?
Il cespuglio rosso si sporse da dietro la statua: era proprio lei.
Scarlett: (sottovoce) Randall e… William? Che ci fate voi qui?
William: (sottovoce) che ci fai tu qui, piuttosto?
Scarlett: (sottovoce) sto cercando Isabelle, ovviamente!
William: (sottovoce) come cavolo avrà fatto ad arrivare qui…
Randall: (sottovoce) noi invece stiamo seguendo il custode.
Scarlett: (sottovoce) il custode?
Randall: (sottovoce) sì, perché ieri notte Will ha fatto uno strano sogno sul custode, sembra che nasconda qualcosa di grosso...
Scarlett era decisamente perplessa: un sogno sul custode? Dovevano essere andati fuori di testa tutti e due per cacciarsi nei sotterranei del castello solo per questo…
Scarlett: (sottovoce) e allora?
Randall: (sottovoce) forse non lo sai, ma lui è il nipote di Sybille Walker. È un veggente vero!
William: (sottovoce) questo non è vero!
Randall: (sottovoce) e allora perché sei venuto fin qui?
Quella discussione non molto edificante venne interrotta dal rumore di una porta che veniva sbattuta poco più avanti nel corridoio.
Scarlett: (sottovoce) deve essere laggiù! Io vado a vedere.
William: (sottovoce) fa attenzione, non sappiamo cosa… bah, se n’è già andata.
Si avvicinano tutti e tre di soppiatto alla porta incriminata.
Era decisamente una porta sospetta, soprattutto a causa dell’inquietante lama di luce rossastra che passava sotto di essa.
William: (sottovoce) deve essere questa, riconosco la luce.
Scarlett: (sottovoce) io entro!
Randall: (sottovoce) no, aspetta un attimo!
Si sentì chiaramente una voce provenire dall’interno. Sembrava proprio quella del custode, ma non riuscirono a capire quello che stava dicendo.
Randall: (sottovoce) credo che sia un incantesimo! La faccenda non mi piace, dovremmo chiamare i professori.
Scarlett: (sottovoce) e Isabelle allora? Vuoi lasciarla là dentro?
William: (sottovoce) non sappiamo ancora se è davvero là dentro…
Randall: (sottovoce) fate quello che volete, io vado a chiedere aiuto.
Randall si diresse verso il piano superiore cercando di fare il minor rumore possibile. Non appena ebbe girato l’angolo, la litania dall’altro lato della porta si interruppe. Poco dopo sentirono le parole:
Custode: molto bene piccola, i preparativi sono stati ultimati. Qualche ultimo desiderio?
Scarlett: (sottovoce) basta, io entro!
William: (sottovoce) un secondo, non sappiamo cosa ci sia dall’altra parte!
Scarlett ormai era in piedi davanti al portone, pronta per entrare. Un istante dopo una corrente d’aria spalancò improvvisamente il portone, mettendo Scarlett in piena vista.
Custode: oh, ma che sorpresa! Abbiamo un volontario!
Scarlett però non si era lasciata prendere dal panico (non ancora, per lo meno) e aveva già la bacchetta in pugno.
Custode: e sembri anche vivace! Bene, proprio quello di cui avevano bisogno le mie vecchie ossa…
Parlando aveva mosso distrattamente la sua bacchetta, disarmando Scarlett prima che potesse tentare qualsiasi incantesimo. Con un secondo gesto l’aveva completamente immobilizzata.
Aveva poi iniziato a spostarla vicino a Isabelle, in una sezione particolarmente intricata del grosso cerchio che ricopriva l’intero pavimento.
Isabelle ormai non ce la faceva più, era immobilizzata là sotto con quel pazzo da un paio di ore ormai. Lo sguardo di Scarlett invece era ancora decisamente agguerrito.
Nel frattempo William era ancora a pochi passi dal portone, nascosto dietro un’anfora. Si stava chiedendo “ma come si faceva a essere così impulsivi?” In ogni caso, ormai la situazione era grave. Presto sarebbero arrivati i professori con Randall, ma il custode sembrava pronto per… per qualsiasi cosa avesse intenzione di fare. Doveva almeno guadagnare un po’ di tempo, ma come poteva fare? Decise di sbirciare cautamente nella stanza dal portone, che era rimasto spalancato.
Custode: perfetto, possiamo iniziare!
Si posizionò nella sezione di cerchio sul lato opposto a quello in cui si trovavano le ragazze. Non appena tirò fuori la bacchetta tutte le linee del cerchio iniziarono a pulsare e a emanare luce rossa.
Evidentemente quel cerchio doveva in qualche modo incanalare l’incantesimo… non aveva mai sentito nulla del genere, ma non c’era altra spiegazione ragionevole. Quindi forse sarebbe bastato rompere le linee per interrompere l’incantesimo… Considerando che i professori ancora non si vedevano, William adocchiò il tratto di linea più vicino alla porta, gli puntò contro la bacchetta e sussurrò:
William: Aguamenti!
Un piccolo getto d’acqua fuoriuscì dalla bacchetta, sciogliendo l’inchiostro con cui erano tracciate le linee. L’effetto fu immediato: la luce sinistra che illuminava tutta la stanza sparì all’istante, e sembrò concentrarsi nel custode.
Nell’istante in cui l’incantesimo gli si ritorse contro il suo aspetto cambiò, rivelando il viso di una vecchissima signora con una smorfia di dolore sul volto.
Durò solo un secondo, ma tutti e tre i ragazzi furono in grado di vederla chiaramente in faccia.
Pochi secondi dopo si sentì il rumore di parecchie persone che correvano nel corridoio, e si affacciarono alla porta Randall seguito da numerosi professori con la bacchetta sguainata.
Non appena il custode vide i docenti il custode borbottò qualche parola incomprensibile e scomparve nel nulla.
Prof Thompson: accidenti, ci è scappato!
Prof Collins: ma come ha fatto a sparire? Non ci si può teletrasportare nel castello!
Prof Jones: l’ho visto solo io, o era proprio il custode?. -
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Capitolo 11.1:
In Punizione
Dopo quello che era successo i ragazzi avevano passato quasi tutta la sera in presidenza. Il Preside voleva cercare di capire cosa fosse successo, e a quanto pare loro erano gli unici testimoni. Con loro c’era anche la professoressa Collins in veste di vicepreside. Aveva uno sguardo severo che nessuno le aveva mai visto in volto, rivolto in particolare contro Randall.
Preside Powell: come prima cosa, tolgo 50 punti ai grifondoro, corvonero e serpeverde. Non potete andare a spasso per le segrete quando vi era stato espressamente ordinato di restare nei vostri dormitori. Voi tre passerete anche tutti il pomeriggio di domani in punizione, aiutando la professoressa Wood a pulire la serra numero 1. Domande?
Nessuno aveva il coraggio di dire nulla.
Preside Powell: adesso vorrei cercare di ricostruire gli eventi. Signorina Harris, le dispiacerebbe dirci cosa le è successo?
Isabelle: ecco, io… stavo tornando al castello con Scarlett, eravamo state assieme al campo di Quidditch.
Preside Powell: benissimo, ma poi cos’è successo?
Isabelle: ero quasi arrivata al mio dormitorio quando… il custode mi ha sorpreso alle spalle e mi ha lanciato qualche incantesimo, non riuscivo più a muovermi.
Prof Collins: deve essere stato un incantesimo di pietrificazione…
Preside Powell: e poi ti ha portato nei sotterranei, giusto?
Isabelle: … esatto. È stato orribile, lui continuava a trafficare con quelli strani cerchi e io non potevo neanche muovermi…
Preside Powell: un’ultima cosa: hai qualche idea di cosa potesse avere in mente?
Isabelle: … non saprei… continuava solo a lamentarsi di quanto fosse vecchio. E un paio di volte ha detto “per fortuna questo strazio finirà presto”. Oh cavolo, non vorrà mica dire che voleva…
Preside Powell: Hellen, ti dispiacerebbe accompagnare la signorina Harris in infermeria?
Prof Collins: va bene. Andiamo Isabelle, adesso puoi stare tranquilla.
Isabelle e la professoressa uscirono dallo studio, lasciando Scarlett, Randall e William faccia a faccia con il Preside.
Preside Powell: c’è ancora una cosa che non riesco a spiegarmi: come avete fatto voi tre a trovare il custode in un punto così sperduto delle segrete, quando neanche tutto il corpo docente riunito è stato in grado di trovare la signorina Harris?
Randall lanciò uno sguardo eloquente verso William, evidentemente avrebbe voluto dire tutto. William invece restava composto nella sua posizione, lo sguardo fisso in quello del Preside. Non aveva nessuna intenzione di dirgli che aveva sognato il custode in una scena molto simile, e che l’istinto gli aveva detto di sospettare di lui.
Preside Powell: vi rendete conto che qualsiasi particolare potrebbe essere di fondamentale importanza? Se vi rifiutate di parlare l’unica cosa che mi viene da pensare è che la punizione che vi è stata data non sia stata abbastanza severa!
Scarlett: è stato William! Dice di esserselo sognato o qualcosa del genere…
Non le era mai stato particolarmente simpatico quel William, e non aveva nessuna intenzione di vedere la sua punizione lievitare per colpa sua.
William nel frattempo si era girato verso di lei lanciandogli un’occhiataccia da gelare il sangue. Doveva averlo proprio fatto arrabbiare…
Preside Powell: sognato?
Non sembrava sarcastico, ma solo pensieroso. Evidentemente secondo lui non era un’ipotesi così assurda.
A quel punto anche Randall si fece avanti. Ormai tanto la faccenda era venuta fuori, non c’era più motivo per starsene zitti.
Randall: è vero, la scorsa notte aveva sognato il custode… e visto che altri suoi sogni si sono poi rivelati veri ho pensato fosse giusto seguirlo.
Preside Powell: ti capita spesso di fare questi… sogni premonitori?
William era assolutamente scioccato: due traditori, ecco cos’erano. Cosa poteva dire adesso? Del sogno della rana? No, non aveva nessun senso. Sarebbe finito nel reparto di psichiatria del San Mungo (*l’ospedale riservato ai maghi). Questa volta era meglio negare tutto.
William: assolutamente no! È solo che… il custode aveva un’aria molto sospetta e ho deciso di seguirlo. Poi questi due (lancia un’occhiataccia a entrambi) hanno deciso di seguirmi. Ecco tutto.
Preside Powell: un’aria sospetta?
Questa volta invece la nota perplessa nella sua voce era evidente.
Preside Powell: uhm… non importa… Se non avete altro da dire, potete anche andare. Buona…
Scarlett: un secondo, c’è un’altra cosa! Ho il sospetto che non fosse proprio il custode quello nei sotterranei!
Preside Powell: in che senso?
Quella frase aveva riacceso l’interesse del Preside.
Scarlett: in pratica, quando l’incantesimo è andato storto e gli si è ritorto contro… per un secondo ha cambiato aspetto. Sembrava una vecchissima signora con un vestito scuro!
Preside Powell: una vecchia signora dici? Uhm… va bene, credo di avere tutto quello che mi serviva. Potete tornare ai vostri dormitori, buona notte.
Scarlett, Randall e William: buona notte Preside Powell.
Appena fuori dalla porta Randall cercò di chiedere a William perché non aveva voluto dire del suo sogno al Preside. Per lui non aveva nessun senso nasconderlo, anzi aveva sempre trovato l'ipotesi molto intrigante.
Randall: ehi Will, mi puoi spiegare perché ti sei inventato quella storia?
William: perché non voglio finire in un manicomio. E comunque avevo sognato solo il custode, non c’era il sotterraneo e tutto il resto… quindi probabilmente era solo una coincidenza.
Randall: ma allora perché hai inseguito il custode fino nei sotterranei?
William: io… dobbiamo tornare nei dormitori, non vorrete mica perdere altri punti?
E si allontanò con passo deciso.
Scarlett: sogni o non sogni, un giretto al San Mungo non gli farebbe così male…
Randall si limitò a scuotere la testa.
Il mattino seguente in sala grande si respirava già una certa confusione, nonostante fosse domenica mattina. Si era ormai sparsa la voce della brutta avventura vissuta da Isabelle, che per questo fu accolta da un’ovazione (particolarmente rumorosa tra i tassorosso) quando varcò il portone della Sala. Agli altri tavoli invece aleggiava una certa delusione per i punti persi a causa di quelli sconsiderati studenti del primo anno. Come si fa ad essere così incoscienti? Si chiedevano. C’era anche un’altra notizia a turbare gli animi: a quanto pare il custode era stato arrestato da una squadra di Auror durante la nottata mentre si trovava in una taverna di Hogsmade (*piccolo villaggio alle porte della scuola, abitato esclusivamente da maghi). Aveva negato con fermezza le accuse, dichiarando addirittura di non sapere di nessuno studente scomparso. In ogni caso era già stato rinchiuso ad Azkaban, in attesa di ulteriori indagini.
Nel pomeriggio Scarlett, Randall e William si recarono alle serre per scontare la loro punizione.
Randall: ehi ragazzi! Pronti per il lavoro?
Scarlett: ma sta’ un po’ zitto…
Randall: cercavo solo di rendere un po’ meno noiosa la faccenda…
Prof Wood: bene, ecco qui i nostri piccoli avventurieri. Oggi pomeriggio devo spostare il concime dalla serra 1 alla serra 2, e fare un altro paio di lavoretti nelle serre, e il Preside ha deciso che per punizione voi mi darete una mano. Certo, sono contenta che abbiate trovato Isabelle, ma avete rischiato decisamente troppo.
Il lavoro era molto noioso, oltre che faticoso e schifoso. Nessuno dei tre aveva molta voglia di parlare, quindi lavorarono in silenzio cercando di finire il più in fretta possibile.
A metà pomeriggio la professoressa Wood li lasciò da soli, perché aveva altre faccende da sbrigare.
Non appena si fu allontanata videro avvicinarsi Isabelle: evidentemente stava proprio aspettando che la prof se ne andasse.
Randall: ehi Isabelle!
Scarlett: Ciao Isabelle! cosa ci fai qui?
Isabelle: volevo solo ringraziarvi… se non fosse stato per voi io adesso… io…
Randall: non pensarci, ormai è passata, no?
Isabelle: mi dispiace molto che siate finiti in punizione per aiutare me…
Scarlett: non potevamo mica lasciarti laggiù, ti pare?
Randall: a proposito, avete letto l’articolo sulla gazzetta del profeta? Danno tutta la colpa al custode. Eppure voi avete visto una vecchia al suo posto, vero?
Scarlett: sì, infatti. Quando William ha rotto l’incantesimo… a proposito, si può sapere come diavolo hai fatto?
William: niente di che… è bastato cancellare un pezzo delle linee che c’erano a terra.
Randall: quindi faceva degli incantesimi con dei cerchi? Non avevo mai sentito nulla del genere prima…
William: è abbastanza evidente che non utilizzava magia convenzionale… o come avrebbe potuto teletrasportarsi fuori dal castello? Con tutti gli incantesimi difensivi che ci sono?
Isabelle: eppure è scomparso nel nulla proprio davanti a noi…
Scarlett: dobbiamo tenere d’occhio la faccenda… secondo me hanno preso la persona sbagliata, a quanto pare non hanno dato molto peso a quello che abbiamo detto.
William: secondo me abbiamo fatto già abbastanza casini così… sarebbe più prudente lasciar fare alle autorità.
Scarlett: ti ricordo che sei tu il primo a essere sceso là sotto!
William: e cosa è successo? Se non te ne sei resa conto da sola, tu e Isabelle avete rischiato di lasciarci le penne!
Isabelle: come? È stato William a venire a cercarmi?
William: non esattamente…
Scarlett: a proposito, non ho ancora capito come hai fatto a trovarla.
William: c’eri anche tu, è bastato seguire il custode…
Scarlett: va bene, ma come facevi a sapere di dover seguire il custode?
William: …ho finito la mia parte, me ne torno al castello.
Detto questo si girò e si incamminò verso Hogwarts.
Randall: in questi giorni è proprio nervosetto.
Scarlett: in questi giorni solo?
Isabelle: chissà cos’ha…
Randall: secondo me è questa storia dei sogni, è più preoccupato di quanto non voglia dar a vedere…. -
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Capitolo12.1:
Corsa alla Coppa!
Nel giro di pochi giorni l’interesse degli studenti per gli strani avvenimenti della notte di Halloween scemò, e tutti tornarono alle loro normali attività. Che quell’anno erano sostanzialmente orientate verso la Sfida Accademica proposta all’inizio dell’anno dal Preside.
I grifondoro, e soprattutto il prefetto Louise, si erano arrabbiati molto con Scarlett quando aveva fatto perdere loro la bellezza di 50 punti.
Louise: ma allora sei tale e quale tuo fratello!
Scarlett: veramente io volevo solo…
Louise: vedi di recuperare quei punti in qualche modo, ne abbiamo bisogno!
L’unico a sembrare comprensivo con lei era stato proprio suo fratello Lucas, che a quanto pare era abituato a simili scenate.
Lucas: non prendertela, Louise si arrabbia sempre per un nonnulla. 50 punti non sono così tanti, li recupereremo vincendo la partita di domenica, non preoccuparti! E poi l’importante è che tu non ti sia fatta male… a proposito, credo che sia meglio evitare di raccontare questa storia alla mamma…
Quel pomeriggio tutti gli studenti della casa erano impegnati sul loro progetto sui duelli. Gli studenti più grandi sarebbero andati ad allenarsi con gli incantesimi veri in cortile, sorvegliati dalla professoressa Jones, che si era offerta volontaria in quanto direttrice della loro casa. Scarlett invece fu lasciata nella sala comune da sola a studiare la teoria su libroni polverosi. Se non fossero già stati tutti arrabbiati con lei probabilmente avrebbe protestato, ma considerando la situazione reputò più saggio obbedire.
Se nei sotterranei era stata subito scoperta era tutta colpa di William, che l’aveva distratta. Ed era anche stata sfortunata, se non fosse stato per la corrente d’aria che aveva spalancato la porta… a parte quello aveva la situazione completamente sotto controllo.
In ogni caso, imparare qualche tattica nuova non poteva farle male. Prese quindi il libro che aveva davanti e iniziò a leggerlo.
"Nei duelli tra maghi la conoscenza di incantesimi potenti è certamente fondamentale…"
E loro l'avevano mollata lì a studiare un libro polveroso quando potevano insegnarle qualche incantesimo decente…
"… ma mai quanto la capacità di analisi e la prontezza di riflessi del mago. Anche la maledizione più potente infatti può rivelarsi inutile se utilizzata nel momento sbagliato. Come prima cosa, quindi, un mago che decide di cimentarsi nell’arte dei duelli deve imparare ad analizzare la situazione e a individuare il momento adatto per attaccare, o per difendersi."
Uhm, questo era a dir poco ovvio. Ma che ci voleva a capire quando lanciare un incantesimo? Bastava seguire l’istinto in fondo… no, quello che le serviva era qualche incantesimo decente.
"Non sempre è il mago più potente a vincere, anzi. I libri di storia sono pieni resoconti di duelli in cui maghi troppo pieni di sé hanno perso miseramente in duello contro avversari meno potenti…"
Anche questo era prevedibile… (inizia a sfogliare il libro). Ecco qualcosa di interessante: "tattiche per sconfiggere avversari più forti di te."
"Contro avversari più forti occorre molta cautela, e approfittare di qualsiasi espediente per mettere in difficoltà l’avversario. Non si può pretendere di vincere con la pura forza bruta in questo caso, occorre prendere l’avversario di sorpresa. A tal proposito, si rimanda alla lettura del duello della maga Desdemona contro Chauncey, e al suo magistrale utilizzo del mantello dell’invisibilità… "
Quindi la tattica che il libro proponeva era solo questa, ingannare l’avversario? Sicuramente non molto leale… Avrebbe dovuto allenarsi molto, per evitare di dover ricorrere a simili espedienti in futuro.
Morgan: guarda che cos’ho trovato qui! Un bel libro sull’alchimia! Ho pensato potesse interessarti, visto che è l’argomento più “scientifico” di tutto il progetto. In un certo senso.
Randall: fa vedere (sfoglia il libro). Bene, è anche scritto in inglese moderno… sì, sembra interessante. Grazie mille, Morgan.
Morgan: figurati, è stato un piacere!
Era da giorni che in sala comune circolavano i libri più strani, e tutti passavano le sere leggendo e prendendo appunti. Avevano già scritto una piccola pila di pergamene, di questo passo il progetto lo avrebbero consegnato caricando tutto su una carriola.
Randall in realtà avrebbe preferito fare qualche ricerca per capire cosa fosse successo nei sotterranei la notte di Halloween, ma tutti i suoi compagni di casa si stavano impegnando nel progetto, e non voleva deluderli. E poi poteva sempre venirne fuori qualcosa di interessante… Si sedette comodo e iniziò a leggere quel libro.
Introduzione:
L’alchimia è un’antica tecnica magica ed esoterica, particolarmente diffusa in Europa durante il Medioevo. Gli alchimisti avevano due scopi principali: l’ottenimento dell’immortalità e della capacità di trasmutare ogni metallo in oro. Entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti dal celeberrimo alchimista Nicholas Flamel, che riuscì a produrre la prima (e unica) Pietra Filosofale mai esistita. Questo manufatto è stato recentemente distrutto in seguito al tentativo (fortunatamente sventato) di ColuiCheNonDeveEssereNominato di impossessarsene, in quanto ritenuta troppo pericolosa. Pochi anni dopo il signor Flamel morì, portando con lui il segreto per la realizzazione della pietra.
Al giorno d’oggi l’alchimia è stata completamente soppiantata da discipline più moderne, quali la trasfigurazione o l’arte della preparazione delle pozioni, considerate più pratiche e meno pericolose.
Il seguente volume si propone lo scopo di descrivere con un certo dettaglio le metodiche sfruttate dagli alchimisti…
Non male, era anche più interessante di quanto pensasse. Incuriosito, Randall iniziò a sfogliare velocemente il volume. Il libro conteneva anche un sacco di disegni dettagliatissimi, di attrezzature, materiali e… di alcuni strani cerchi. Non appena vide i cerchi si fermò, sorpreso. Non c’era forse un cerchio molto simile a quelli sul pavimento dei sotterranei? Incuriosito dalla scoperta iniziò a leggere il paragrafo.
Per eseguire i riti più complessi gli alchimisti dovevano tracciare cerchi a terra. I cerchi avevano la funzione di canalizzare l’energia e indirizzarla nella giusta direzione. Quindi, a differenza della magia moderna che sfrutta comandi verbali catalizzati da bacchette magiche, l’incantesimo veniva determinato dal percorso imposto all’energia dalle linee tracciate al suolo. Tracciare le linee era un procedimento molto complesso e rischioso, in quanto anche il minimo errore poteva pregiudicare la riuscita dell’incantesimo. La rottura delle linee a terra interrompe il flusso energetico, e può avere conseguenze molto gravi…
Will aveva fermato il custode (o chiunque fosse) cancellando un tratto di linea… e l’incantesimo si era ritorto contro il custode… Ormai aveva pochi dubbi, quello nei sotterranei doveva essere un cerchio alchemico. Ma nessuno usava più l’alchimia, a detta del libro era superata e pericolosa… La questione stava diventando sempre più intrigante.
Anche i serpeverde avevano lavorato duramente al progetto, ed erano pronti per tentare la parte più difficile: realizzare un mantello dell’invisibilità.
Amelie: allora, vi ricordate tutti la vostra parte?
Phoebe: per la decima volta, sì.
Amelie: Tutti ai vostri posti allora!
Cinque degli studenti più anziani si posizionarono attorno al tavolo su cui era stato messo un comune mantello: Isaac avrebbe provveduto all’incantesimo di invisibilità vero e proprio, mentre gli altri avrebbero compiuto incantesimi secondari per rendere l’incantesimo permanente.
Al primo tentativo il mantello rimase ostinatamente visibile.
Amelie: non importa, riproviamo!
Prevedendo che la faccenda sarebbe andata per le lunghe William si era messo comodo in un angolo, pensieroso come sempre.
Erano giorni che non riusciva a dormire decentemente per la paura di altri sogni premonitori, e iniziava ad essere decisamente stanco. Era anche turbato da quello che aveva visto nei sotterranei: in quei giorni aveva letto decine libri sui metodi per camuffare l’aspetto di un mago, ma nessuno di questi prevedeva il disegno di linee sul terreno. Non riusciva proprio a capire che tipo di magia potesse essere…
Amelie: ah! A me sembra un po’ meno visibile di prima, a voi?
Phoebe: forse… ma è ancora troppo appariscente.
A quanto pare gli altri stavano pian piano riuscendo nel loro intento. Un mantello dell’invisibilità… un oggetto del genere poteva sempre rivelarsi utile… Se ne avesse avuto l’opportunità lo avrebbe sgraffignato senza pensarci due volte.
I tassorosso invece erano impegnati in una ricerca sul campo: erano andati al limite della foresta proibita per vedere con i loro occhi le creature magiche. Era presente anche la professoressa Wood, chiamata dal Preside per evitare che qualcuno si facesse male.
Isabelle stava esplorando il bosco assieme agli altri. Negli ultimi giorni era stata molto ansiosa (a detta dell’infermiera era perfettamente normale, dopotutto era stata rapita) e doveva ancora bersi due infusi di valeriana al giorno per riuscire a dormire. Però lì nella foresta era assolutamente tranquilla, le erano sempre piaciuti i boschi. I suoi compagni invece erano molto più preoccupati, Natalie si era addirittura rifiutata di venire perché aveva paura di incontrare un lupo mannaro.
Quella camminata nel bosco le ricordava proprio una vecchia scampagnata in campagna con la sua famiglia… sua sorella era ancora molto piccola, la mamma felice e soprattutto il suo papà non aveva ancora avuto l’incidente… Scosse con forza la testa: non doveva pensare a quelle cose, o si sarebbe messa a piangere. Poi si guardò attorno: si era allontanata parecchio, non vedeva nessun’altro. Meglio tornare indietro, o si sarebbero preoccupati.
All’improvviso una strana creatura le si parò davanti: sembrava una persona ma… aveva evidentemente le orecchie a punta. Che fosse una specie di elfo?
Non fece in tempo a vederlo bene che quello era già sparito tra le piante. Iniziando a preoccuparsi Isabelle si affrettò a tornare dai suoi compagni di casa.
???: dov’eri finito? Non dirmi che sei andato a spiare di nuovo gli studenti di quella stupida scuola?
? ?: ehm…
???: ahw, cosa devo fare con te? Eppure lo sai che i maghi sono pericolosi! Si prendono sempre tutto quello che vedono, quindi non dobbiamo farci vedere!
? ?: ehm… certo, lo sapevo…. -
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Capitolo 13.1:
Natale
I ragazzi rimasero tranquilli per tutto il mese successivo. Natale si avvicinava, e quindi la maggior parte degli studenti approfittò delle vacanze per passare qualche settimana a casa con la loro famiglia.
A Isabelle casa sua, per quanto piccola e modesta, era mancata tantissimo. Non vedeva l’ora di poter abbracciare di nuovo la mamma e la sorellina. Era stata accompagnata fin lì dalla Professoressa Collins, che si era subito offerta volontaria quanto aveva saputo che la madre di Isabelle non era in grado di andare a prendere la figlia alla stazione di King Cross di Londra, e che per questo Isabelle rischiava di restare al castello per tutte le vacanze.
Isabelle: grazie mille, prof.
Prof Collins: è stato un piacere, davvero. Divertiti più che puoi durante queste vacanze, tornerò a prenderti a gennaio.
Isabelle: va bene. Grazie ancora.
La professoressa fece un giro su se stessa e scomparve. Quella tecnica di teletrasporto si chiamava “smaterializzazione” e veniva appresa al raggiungimento della maggiore età, che per i maghi corrispondeva al compimento dei 17 anni. Era una tecnica piuttosto complessa, ma i maghi la praticavano comunque perché permetteva di spostarsi istantaneamente in qualsiasi punto del Paese. Tranne Hogwarts, naturalmente.
Driiiiiiin
Isabelle: Sorpresa! Sono tornata!
Julia: Isa! Mi sei mancata tantissimo, lo sai?
Isabelle: siete mancate molto anche a me.
Sig.ra Harris: vieni dentro, non stare lì fuori al freddo.
Julia: facci vedere qualche magia!
Isabelle: mi dispiace… ma non possiamo fare magie fuori dalla scuola. Fino a quando compiamo 17 anni, da quanto ho capito.
Julia: uffa!
Isabelle: allora, come vanno le cose qui?
Sig.ra Harris: come al solito, direi. Sei tu quella che è stata per tre mesi in un castello pieno di maghi, dicci tu come stai!
Julia: sì, dai!
Isabelle: allora, vediamo… nelle serre abbiamo delle piante che ti parlano. E sono anche simpatiche.
Julia: forte!
Isabelle: e poi…
Isabelle passò tutto il pomeriggio raccontando quanto stramba fosse la vita al castello. Sua sorella sembrava entusiasta, mentre la mamma sembrava decisamente più preoccupata. Tutta quella magia sembrava pericolosa…
Quando arrivò la sera prepararono assieme la cena come ai vecchi tempi. Erano queste piccole cose quelle che le erano mancate di più quanto era a Hogwarts.
Dopo la cena misero a letto Julia, che nonostante le proteste iniziali si addormentò in pochi minuti. Quando tornarono in cucina l’espressione della mamma si fece improvvisamente seria.
Isabelle: che succede, mamma?
Prima di rispondere la mamma tirò fuori dalla tasca una lettera, che dallo stemma sembra una comunicazione ufficiale da Hogwarts.
Sig.ra Harris: la sera di Halloween ho ricevuto questa lettera dal vostro preside. Dice che sei stata rapita da un pazzoide che ti ha rinchiusa negli scantinati! Mi avevano assicurato che quella scuola era sicura, e invece poi vieni rapita! Cosa…
Isabelle: non era mai successo niente del genere prima mamma… sono solo stata sfortunata.
Questo non era esattamente vero, ma dire che in quella scuola succedevano regolarmente le cose più assurde non avrebbe di certo calmato la mamma.
Sig.ra Harris: secondo me è comunque troppo pericoloso! Dovresti lasciare quella scuola e tornare qui…
Isabelle: cosa? No, questo non posso farlo!
Sig.ra Harris: eppure dalle tue lettere non mi è sembrato che ti trovassi così bene laggiù…
In effetti nelle sue prime lettere Isabelle aveva spesso scritto alla mamma quanto fosse disorientata in quel castello, e di quanto le mancasse casa. E rapimento era sicuramente stata un’esperienza traumatizzante. Ma i suoi amici a Hogwarts le erano sempre stati vicino, e adesso… iniziava a sentire che in qualche modo anche quella strana scuola stava diventando una parte importante della sua vita. E di non poter più rinunciare alla magia.
Isabelle: mamma, per favore… lo sai che quella è l’unica scuola per… quelli come noi.
Sig.ra Harris: ma sei proprio sicura di voler essere una strega?
Isabelle: mamma, non è una cosa che puoi decidere… o lo sei o non lo sei. E io sono una strega.
Sig.ra Harris: ma…
Isabelle: mi spiace farti preoccupare mamma, ma io voglio tornare laggiù e imparare a usare la magia. Si possono fare anche un sacco di cose utili, sai? Per esempio…
La mamma la guardava in silenzio: sembrava delusa e preoccupata, ma non voleva neanche andare contro la volontà di sua figlia. Questa volta sembrava proprio entusiasta… quindi, se lei voleva tornare laggiù doveva lasciarla andare, per quanto pericoloso fosse.
Intanto, in casa Davies…
Scarlett: ce la faccio da sola a portare la valigia!
Lucas: tanto siamo arrivati, su entriamo.
Scarlett: la mamma non c’è?
Lucas: qui c’è un biglietto:
Sono al campo ad allenare le ragazze, quest’anno il campionato è nostro! PS potete prepararmi la cena? Per favore!
Baci Mamma
Scarlett: sempre la solita…
La mamma di Scarlett e Lucas era stata una famosissima giocatrice di Quidditch, e adesso allenava una delle squadre femminili favorite per la vittoria del campionato di quell’anno. Il quidditch era la sua vita, e passava più tempo che poteva al campo. Incidentalmente questo andava a influire sul tempo che riusciva a trascorrere con i figli. Considerando che il padre non si era mai più fatto vedere dopo la nascita di Scarlett, lei e Lucas finivano spesso con il restare da soli a casa.
Lucas: ci abbiamo messo più tempo del previsto ad arrivare, sono già le cinque… forse ci conviene iniziare a preparare qualcosa per cena.
Scarlett: ma è prestissimo!
Lucas: non so te, ma io voglio festeggiare tutti e tre assieme questa sera.
Scarlett: e va bene… ma tu sai cucinare?
Lucas: no… ma qui c’è un libro di cucina. Non deve essere così difficile, no?
Molte uova rotte e imprecazioni dopo erano riusciti a fare una specie di arrosto di carne che nessuno dei due osava chiamare roastbeef. Erano le sette di sera passate, ma la mamma ancora non si vedeva.
Scarlett: secondo me anche stasera non tornerà.
Lucas: nah… sarà solo un po’ in ritardo…
Rimasero lì seduti a tavola aspettando che la mamma rientrasse per altre due ore, inutilmente.
Scarlett: basta! Io me ne vado in camera.
Lucas: aspetta! Non vuoi mangiare niente?
Scarlett: prenderò qualcosa dal frigo, tanto ‘sta roba ormai si è fossilizzata. Buona notte.
Lucas: ‘notte…
Lucas era sempre troppo fiducioso nei confronti della mamma, ma lei sapeva bene quanto poco fosse affidabile. Lo aveva imparato a sue spese negli anni precedenti, perché nei mesi che suo fratello passava a Hogwarts lei restava pomeriggi interi lì a casa completamente da sola.
La mamma arrivò alle undici passate. Entrò in casa allegramente, senza neanche provare a non fare rumore. Lucas, che si era addormentato sul tavolo, si svegliò di soprassalto.
Lucas: ciao mamma!
Sig.ra Davies: ciao tesoro! Dov’è tua sorella?
Lucas: è andata a dormire, è tardissimo…
Sig.ra Davies: (guarda l’ora) Oh cielo, hai ragione! Mi dispiace tantissimo, è che con l’allenamento…
Lucas: non importa… oh, ormai sarà fredda, a dire il vero è anche un po’ bruciacchiata, ma c’è della carne a tavola.
Randall: ciao mamma! Finalmente ti posso di nuovo chiamare così, è troppo strano chiamarti professoressa Collins.
Prof Collins: in effetti fa strano anche a me sentirmi chiamare così. Che state facendo tu e Hershel?
Randall: mi stava facendo vedere come funziona il nuovo sistema operativo android uscito a ottobre… Stavo dando di matto al castello, con le candele e tutto il resto…
Hershel: candele?
Randall: sì, in pratica a Hogwarts non funziona niente di elettronico.
Hershel: cosa?
Randall: proprio così, il mio telefono dopo due giorni è letteralmente fuso. Da buttare.
Hershel: ma è tremendo!
In quel momento si aprì la porta di casa, era tornato papà.
Sig. Collins: ehi Randall, sei tornato!
Randall: ciao papà!
Sig. Collins: hai già visto il nuovo cellulare di Hersh?
Randall: sì, me lo stava facendo vedere proprio adesso. Sembra che abbiano potenziato parecchio il processore.
Sig. Collins: sì, e non solo…
Prof Collins: mentre voi smontate quel povero telefono dovrei prepararvi la cena. Volete qualcosa di particolare?
Non ottenne risposta, come al solito erano già tutti e tre completamente assorti da quell’aggeggio elettronico.
Morgan: ciao nonna! Siamo tornati!
Nonna Sybille: oh, ben tornati tesori miei!
William: ciao nonna.
Morgan: mamma e papà sono ancora al lavoro?
Nonna Sybille: sì, e oggi dovranno fare anche un’ora di straordinari. Se il mio Occhio non mi inganna dovrebbero tornare verso le otto.
La nonna parlava sempre così, dicendo “Occhio” o “Vista” per indicare le sue presunte capacità da veggente. Ciarlatana o no, su queste piccole previsioni di solito ci azzeccava sempre.
Morgan: allora ho tutto il tempo di portare queste in camera.
Morgan prese le sue valige e le trascinò al piano di sopra.
William: vado di sopra anch’io, chiamaci quando la cena è pronta.
Nonna Sybille: un secondo Will, posso farti solo una domanda?
William: (cautamente) quale?
Nonna Sybille: stai bene? Sembra quasi che tu non dorma da una settimana…
In effetti erano un paio di notti che aveva difficoltà a dormire per quelli stupidi sogni, ma non credeva che la cosa fosse tanto evidente. In ogni caso non era il caso di far preoccupare la nonna per così poco.
William: non preoccuparti nonna, sono solo stanco per il viaggio.
I suoi genitori arrivarono alle otto in punto, proprio come previsto dalla nonna.
Pochi minuti dopo fu servita la cena, preparata dal loro fidato elfo domestico (*gli elfi domestici sono piccole creature magiche utilizzate da molte famiglie di maghi come domestici. Vedi Dobby)
Morgan: e quest’anno ho anche iniziato le lezioni di divinazione! Naturalmente tutte le cose che abbiamo fatto le sapevo già, ma…
Sig.ra Walker: molto bene Morgan. A te invece come vanno le cose William?
William: (alza le spalle) niente di ché.
Sig. Walker: il solito modesto! Abbiamo visto i tuoi voti, e siamo molto fieri di te.
Nonna Sybille: e con i compagni di casa come va, Will?
Sig.ra Walker: è con i serpeverde, sono sicura che si trovi benissimo.
Sig. Walker: infatti, che domande.
Morgan: a voi invece come vanno le cose?
Sig. Walker: il ministero è nel caos più totale, è impazzito il sistema di invio e ricezione dei messaggi… un incubo, carta che volava ovunque.
A volte i suoi genitori erano un po’ snob, ma non erano cattivi in fondo. In ogni caso William non vedeva l’ora di tornare al castello, non credeva di poter sopportare la sorella E la nonna troppo a lungo.. -
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Extra
Finalmente ho avuto un po' di tempo per preparare anche i tesserini di Lucas e di Morgan. Visto che anche loro hanno un ruolo abbastanza importante nella storia, mi sembrava un peccato non farveli vedere.
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